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Martedì 24 Giugno 2008
Industriali, per l'Expo 2015
Como chiede metrò e campus
La prima vera richiesta dalla città di Como è stata avanzata in una taviola rotonda durante i lavori dell'assemblea annuale di Confindustria Como. Sul tavolo progetti diversi, ma le priorità sono state due, specifiche e ben dettagliate: il metrò leggero fra Grandate e Como e un campus universitario.
Como - Nel libro dei sogni, ma forse non troppo, che riguarda l'Expo 2015, i «punti cardinali» indicati dalla politica e dall'imprenditoria comasca riunita ieri pomeriggio per l'assemblea di Confindustria Como sono, almeno su tutti gli altri, essenzialmente due: il campus universitario e la metropolitana leggera. «Quantomeno il raddoppio dei binari da Grandate a Como», ha detto il sindaco di Como, Stefano Bruni, ricordando come l'Expo «genererà un'accelerazione anche per quanto riguarderà alle infrastrutture già progettate», una su tutte la Pedemontana, «attesa in città da 45 anni». Nella tavola rotonda fra imprenditori, amministratori locali e parlamentari gli spunti su cui riflettere non sono affatto mancati: «L'Expo - ha affermato l'ex ministro dell'Innovazione, Lucio Stanca - sarà una grande opportunità, a patto però che Como sappia coglierla. Non c'è infatti alcuna garanzia sui risultati, a meno che non si sappia stabilire un'agenda comune che definisca un progetto condiviso da tutti». Quel fare squadra che, partendo da un'«élite» pronta a guidarla (così, almeno, l'ha pensata il senatore Alessio Butti) oppure dalla «leadership» tratteggiata da Stanca, trovi - parole dello stesso Butti - la capacità di «stendere una gerarchia di interventi che si concentri su due, tre progetti al massimo». La «città della bellezza» evocata dal sindaco Bruni ha prima di tutto nel campus, ma anche nel collegamento veloce Como-Milano - il riferimento è fin troppo evidente alla terza corsia dell'autostrada A9 - e, perché no, nella depurazione delle acque del Lario i suoi obiettivi, dimenticando tutta quella serie di proposte di nicchia che, via via, i comitati territoriali stanno facendo sbocciare qua e là. «Nelle due ultime legislature - ha detto Butti - la politica lombarda ha lavorato bene, portando a casa il risultato. E' chiaro che l'Expo non potrà concentrarsi solo su Milano, ma dovrà espandersi anche a nord, nella nostra provincia. Siccome si tratta di una cosa seria, i comitati, specie quelli piccoli, sono inutili senza una regia istituzionale che possa portare avanti le istanze del territorio». Un'analisi simile a quella del presidente della provincia, Leonardo Carioni: «Noto - ha commentato - un'eccessiva frenesia attorno a questo evento. Non vorrei che per l'Expo ogni Comune della provincia, e ce ne sono oltre 160, volesse costituire il suo comitato. La realtà è che le parole non bastano, ma ci vogliono i fatti: necessita l'impegno di tutti e la coordinazione tra le varie forze. Non appena sarà fatta chiarezza sull'iter che ci aspetta, la provincia, il Comune, la Camera di Commercio e tutti gli altri interlocutori interessati costituiranno un tavolo di lavoro per ottenere quanto è necessario». «Il rischio concreto - ha ribadito il presidente della Camera di Commercio, Paolo De Santis - è quello di immaginare un tesoretto cui attingere. Oggi, invece, di soldi non ce ne sono, al di fuori di quelli già previsti per l'organizzazione dell'Expo. Stiamo dando troppa enfasi al discorso delle infrastrutture, anche se, a mio parere, va dato per scontato che le stesse saranno organizzate». Sullo sfondo del dibattito il tema mai sopito di un «territorio della conoscenza», che sappia lavorare sui giovani e sulla loro formazione, per fare crescere il Comasco del domani. Una spinta all'innovazione sottolineata anche da Stanca e ribadita dalle due parlamentari Erica Rivolta e Chiara Braga. «Serve - ha detto la prima - maggior consapevolezza delle nostre capacità imprenditoriali e istituzionali. Va benissimo pensare a progetti concreti al campus, ma in un momento di grande pessimismo, bisogna prima di tutto crederci». Così, invece, la Braga: «Non si tratta - ha sottolineato - di inventare alcunché di nuovo, ma di fare sintesi attorno ai progetti esistenti. L'Expo, infatti, non è di Milano, ma anche dei territori che gli stanno attorno». Per l'imprenditore Giacomo Castiglioni, «la vera sfida sta nelle persone e nella loro capacità di fare». Prioritario, quindi, sfruttare l'Expo per rinascere, così com'è del resto stato per città come Barcellona, Montreal e Torino, magari dandosi come primo obiettivo quel campus in cui tutti hanno mostrato di credere.
Alberto Gaffuri
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