Sorico, il fratello omicida si difende
«Non pensavo di averlo ferito»

Pietro Sandrini dal carcere ammette di aver colpito con un’asta di ferro il famigliare

«Non pensavo di averlo ferito. E non mi sono accorto che era morto». Pietro Sandrini, l’uomo arrestato l’altroieri mattina all’alba dai carabinieri dell’aliquota operativa di Menaggio con l’accusa di aver ucciso il fratello Arno, accetta di rispondere alle domande del giudice. E nella stanza interrogatori del carcere dice: «Sì, ho colpito mio fratello con un pezzo di ferro. Ma non volevo ucciderlo».

È una confessione che sembra spalancare la strada verso un tentativo di far cadere l’accusa di omicidio volontario, e percorrere quella di omicidio preterintenzionale, quella messa a verbale ieri mattina al Bassone da Pietro Sandrini.

L’uomo, 43 anni, ha negato con forza di aver usato un coltello o un taglierino per ferire alla gamba il fratello. Una ferita molto profonda, provocata da una lama tagliente, che ha causato una emorragia fatale favorita anche dall’assunzione di medicinali anticoagulanti da parte di Arno Sandrini.

Il fratello della vittima ha ammesso davanti al giudice Carlo Cecchetti, il quale ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, di aver litigato con Arno per via della bolletta della luce non pagata. Ha detto, l’omicida, di aver intenzione di fare la voltura della bolletta e di essersi arrabbiato, quando si è accorto che l’azienda di distribuzione dell’energia elettrica aveva staccato il contatore per il mancato pagamento della bolletta. A quel punto ha afferrato un’asta di ferro, che si trovava nella stanza, e ha colpito il fratello. «Ma non mi sono accorto - ha detto in sostanza - che sanguinava perché era buio».

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