L'allarme degli artigiani:
incassiamo assegni a vuoto

Nuova preoccupazione sulla crisi che investe il sistema delle piccole imprese artigiane: la carenza di liquidità porta al pagamento con valori che poi risultano non coperti. Incidenti dovuti anche alla stretta delle banche. Confartigianato Como ha così preparato un manifesto di richieste al governo per far fronte alla crisi.

«Gli artigiani incassano assegni che risultano poi non coperti. Ma anche il contrario: si pagano i fornitori e poi per carenza di liquidità e per la stretta creditizia il pagamento non va a buon fine». È la prima forte denuncia di Confartigianato Como, l’allarme lanciato sui primi concreti riflessi che la crisi economica fa cadere sul sistema delle aziende artigiane comasche. «Non è mai accaduto - spiega Giorgio Colombo, segretario generale dell’associazione -. È un fenomeno gravissimo ed è in crescita. È il riscontro reale che molte aziende stanno subendo la stretta creditizia e poi, per carenza di risorse finanziarie, si ritrovano scoperte di liquidità». «Lo sforzo delle Casse rurali in questo senso è stato importante - ha precisato Colombo -, tuttavia bisogna insistere su un punto: non vanno chiusi i rubinetti alle imprese». «La crisi è evidente, generalizzata, tocca tutti i settori ma il peggio arriverà nei primi mesi del 2009» ha incalzato Cornelio Cetti, presidente di Confartigianato, e senza esitare ha rilanciato le criticità fra i piccoli artigiani emerse da un sondaggio fra gli associati: mancanza di liquidità, calo degli ordini, difficoltà d’incasso. Sono i contorni di uno scenario dove le prospettive non sono incoraggianti e gli investimenti sono considerati quasi un rischio. «Il settore tessile-abbigliamento torna ad essere il punto più dolente della provincia - ha evidenziato Colombo - le aziende chiudono e licenziano». Stessa difficoltà per il metalmeccanico, «fermo» a causa della crisi internazionale dell’industria. È tuttavia il comparto del legno arredo che preoccupa maggiormente Confartigianato. «Lo storico comparto del legno raccoglie quasi 2mila imprese tra Cantù e Mariano. Imprese che hanno sempre lavorato». Oggi l’allarme suona anche per loro: 1.500 imprese artigiane ogni hanno chiudono e la Confartigianato registra un calo annuo del 10% di iscrizioni in meno proprio a causa di questa altissima mortalità d’impresa, si tratta di circa 600 imprenditori all’anno. «I segnali difficoltà sono numerosi - ha aggiunto Colombo - pensiamo ai conto terzisti del tessile. La metà ha i telai fermi». E la crisi tocca anche la nautica; il settore del benessere e delle costruzioni dove in realtà la criticità concerne i ritardi d’incasso, più che la domanda; le autoriparazioni e gli autotrasportatori. «Il settore chiede di continuare - ha precisato Colombo - ma per farcela 4 imprenditori su 10 chiedono interventi concreti sulle procedure burocratiche, chiede la deducibilità dei costi per l’adeguamento alle normative ed il sostegno finanziario delle banche. E oggi sta partendo la corsa per ottenere prestiti e pagare le tredicesime». Questo il quadro, e sul tavolo Cetti cala il manifesto con le richieste dirette al governo. «È un dossier che sintetizza i nodi che dobbiamo affrontare e che vorremmo vedere risolti - ha concluso Cornelio Cetti -. Ci auguriamo che i nostri parlamentari le sostengano a Roma». E il richiamo alla manovra fiscale è immediato: è prevista, con priorità, la riduzione dell’acconto Irpef e Irap, mentre «la riduzione dell’acconto fiscale di novembre di tre punti percentuali è inutile, il taglio deve essere almeno del 50%» ha dichiarato Cornelio Cetti. Per questo lancia una provocazione: «Se Tremonti conferma la sua proposta di solo un 3% in meno, noi inviteremo i nostri associati a versare comunque il 99% dell’acconto. Le elemosina non le accettiamo».
Amalia Barbara Di Bartolo

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