L'architetto delle villette sulla punta Balbianello: <Le avrei fatte mimetizzate con l'ambiente>

Marco Vido: <Erano solo 700 metri quadrati in una zona del Lavedo già con case costruite, avremmo ceduto 30mila metri quadrati al comune in cambio. Impatto ambientale zero>

Lenno Gli avessero dato i permessi, le avrebbe costruite come le case nel bosco. Selvagge, rustiche, mimetizzate nel verde, nascoste tra un terrazzamento e una cascata di piante. Incassate nel promontorio e con un tetto coperto d’erba.
«Impatto ambientale zero», giura Marco Vido, l’architetto che aveva convinto il sindaco di Lenno Giovanni Botta a dare il via libera alle tre villette sul Lavedo e che ora deve chiudere il progetto nel cassetto.
«A dir la verirà il progetto non c’era ancora - dice - ma ho sentito dire di tutto e non c’è niente di vero. Primo, non sarebbero state nè condomini né villette a schiera. Secondo, sarebbero sorte nella parte già urbanizzata, in uno spazio in mezzo a due ali di ville. La zona è lontana dal Fai e niente avrebbe intaccato la bellezza di Villa Balbianello, una sarebbe stata di 200 metri, le altre di 100, non stiamo parlando di regge».
Settecento metri quadrati im tutto su 30mila, «un bicchiere in un oceano», riassume l’architetto che ha 48 anni, uno studio in via Borgovico e una posto in commissione edilizia come esperto ambientale a Como.
«Mio padre è proprietario di quell’area dal 1956 - spiega -.Ora ce l’abbiamo io e altri due soci. Siccome ora quell’area è una discarica, ci portano le lavatrici vecchie e il resto. Io e i miei soci avevamo deciso che potevamo sciogliere la società costruendo le tre villette e dando il resto del terreno al Comune.Siamo stati noi a dire al sindaco di mettere vincoli ben precisi, come l’utilizzo della pietra di Moltrasio. Io la uso sempre per le mie costruzioni e le rifiniture sarebbero state in legno, nel rispetto dell’ambiente.Capisco la paura perché sul lago ci sono mostri di cemento, ma i vincoli servivano proprio per evitare che anche se avessimo venduto, chi subentrava era obbligato a costruire rispettando quelle volumetri e i materiali». Vido cita il caso di un vecchio cascinale che sorge vicino «e che è stato fatto esattamente come era prima».
«Io sono d’accordo sul fatto che il lago non vada ferito ma quel che volevamo fare noi non era una ferita, semmai un cerotto. Sopravviviamo anche senza fare le villette, ma spero che quel che venga autorizzato da adesso in avanti sia rispettoso dell’ambiente come le villette. Non sarà così e comunque non capisco perchènelle periferie si possa fare di tutto e sul lago ci si scandalizzi anche per progetti che rispettano l’ambiente. Non esistono cittadini di serie A e di serie B, quindi le regole dovrebbero valere anche per le periferie».
Anna Savini

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