Limiti più veri
contro la velocità

È sempre così, ci vuole un fatto dirompente per darci la sveglia, scrollarci dal torpore e farci cominciare a riflettere su ciò che ci sta attorno.

Un ragazzo di 25 anni è morto cadendo dalla sua moto lungo la Napoleona. È stato urtato, stando alle ricostruzioni, da una Opel Corsa grigia. Sull’asfalto è rimasta una vita e sopra l’asfalto è scivolata la corsa di un automobilista che ancora non si è fatto vivo (lo faccia) benchè coinvolto nell’incidente. Questo è il fatto, la cronaca. Un episodio che fa male e che ha fatto muovere la comunità dei lettori anche on line. Sul nostro sito gli interventi si moltiplicano e si rincorrono e tutti, in forma diversa, vanno a finire a due mete comuni: la velocità e la pericolosità della Napoleona. La strada è antica, il suo nome ne identifica l’età, ed è stata costruita per un traffico che ancora non si chiamava così, era fatto di piedi, di zoccoli e di ruote di legno. Nulla a che vedere con il moto dei pneumatici, proprio un’altra cosa.

Strada storica, la Napoleona si porta dietro una serie di acciacchi dovuti all’età, ma anche a chi la usa. Tutti di fretta, tutti indiavolati quando abbracciano un volante o un manubrio, scalpitanti con i piedi nervosi a ballare il tip tap sui pedali.

Il limite di velocità è di 50 chilometri all’ora, ma nessuno la rispetta, a dir la verità è un po’ difficile, tanto difficile. Quando hai un bus che, appena si accorge che non hai la minima intenzione di accelerare, cerca di baciare con i fanali i tuo portabagagli tenere i 50 è praticamente impossibile, ma lo è anche perché a strada in discesa o in salita è un nastro che invita a scorrere via veloci. Non si dovrebbe correre in Napoleona, ma scorrere sì per evitare di stare in coda - come a volte già avviene - da viale Paoli a via Milano.

Dunque, la prima riflessione che viene da fare è che forse lì il limite andrebbe rivisto, non per andare ancora più veloci, ma per non inchiodare. Già, il discorso sembra assurdo, ma è altrettanto reale che, quando i limiti non sono aderenti alla situazioni, alla dimensione delle strade, al loro traffico, nessuno li rispetta. Liberi tutti.

Probabilmente per un meccanismo psicologico tipico dell’automobilista scatta l’auto-bonus.

Se vado a 50 in Napoleona mi tamponano quindi corro, se in via per Cernobbio devo rispettare i 30 all’ora mi passano sul tetto dell’auto, quindi schiaccio.

Sarebbe forse meglio rivedere i limiti e porre dei dissuasori dove i limiti, che pur ci sono, come in Napoleona, ma vengono automaticamente trasgrediti. È chiaro che se le regole esistono vanno rispettate, ma in certe situazioni, Napoleona in primis, nessuno lo fa. Purtroppo è così. Un lettore che abita in Napoleona scrive che la curva sulla quale è avvenuto l’incidente mortale è pericolosissima. Altri scrivono che le moto vanno velocissime dove non dovrebbero, perché le auto no?

Il sindaco Lucini non nasconde la testa sotto la sabbia, conferma l’esistenza del problema del traffico veloce e indisciplinato in Napoleona, ma spiega anche che i dossi non si possono mettere, che il ministero in passato non aveva autorizzato la posa di un tutor. Qualcosa bisognerà pur fare. Più multe? Lucini sta pensando di inasprire i controlli. Sistemare i limiti e trovare dissuasori alternativi ai dossi forse può servire. Qualche comune nasconde gli autovelox nei cubi a bordo strada senza dire in quali, come nel gioco del dado nei tre bicchierini. Intanto le persone muoiono, il caos dei limiti trasgrediti è quotidiano. Pochi hanno nel sangue il rispetto dei limiti e tanti hanno in tasca la protesta quando arrivano le sanzioni. Ma una soluzione va trovata. Nel frattempo, alziamo il piede dall’acceleratore.

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