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Martedì 25 Marzo 2008
L'ipocrisia istituzionale nel caso dei "rave party"
Dopo la morte di un diciannovenne qualcuno propone la linea dura: "Questi raduni a base di alcol e droga devono essere vietati"
Cara Provincia,
sono certo che mi prenderò del fascista, ma scrivo ugualmente quello che mi penso a proposito dei rave party, dopo la morte del 19enne a Segrate. Questi raduni di droga e alcol debbono essere vietati, lì si compiono reati. Io se bevo un bicchiere di vino in più e mi fanno il palloncino, perdo la patente e devo affrontare un processo penale! Dunque tolleranza zero, si deve usare prima il dialogo e poi la forza per impedire di violare la legge e altre morti. Chi è contrario ha sulla coscienza la vita bruciata di tanti e tanti ragazzi e ragazze. Fate una campagna di stampa, non è forse omissione di controllo lasciare violare il codice a questa gente senza valori?
Carlo Fassuni
In Francia i rave party li han vietati da un pezzo, senza che nessuno gridasse all’attentato alle libertà collettive e individuali. Al contrario, anche dal fronte della sinistra ragionevole è venuto il plauso a un provvedimento preso a tutela di tutti i cittadini, quelli che partecipano ai raduni a base di droga e alcol con il rischio di patirne dirette conseguenze, e quelli che, pur non partecipandovi, ne subiscono gli effetti di rimbalzo. E cioè (1) i possibili danni da parte degl’intronati che, lasciato il luogo dell’impasticcata ciucca, si riversano pericolosamente sulle strade; ma soprattutto (2) il danno certo dell’ineguaglianza di trattamento da parte dello Stato. Che come dice lei, caro Fassuni, e come si è costretti a dire imboccando la via del ritorno in Italia, fa l’occhiuto gendarme con chi s’azzarda a commettere un’infrazione da lieve multa e si volta dall’altra parte in presenza della circolazione di quantità imponenti di cocaina, ecstasy e quanto di più e di diverso serve a stordirsi.
Per la verità in Parlamento giace – ma purtroppo continuerà a giacervi per un pezzo, vista la flanella della nostra classe politica - un disegno di legge mirato alla disciplina di questi raduni giovanili. Esso prevede una serie di norme da imporre agli organizzatori, per esempio servizio d’ordine, strumentazioni d’emergenza, assistenza medica, eccetera. Tutto ok, se non fosse per la mancata evasione del problema centrale: il libero mercato della droga che si svolge nel frastuono della musica techno senza l’intervento di chi sarebbe (anzi, è) deputato a compierlo.
Fin che non si troverà il minimo coraggio di vietare ciò che soltanto il massimo dell’ipocrisia istituzionale consiglia di non fare, eventi tipo quelli di Segrate si moltiplicheranno con la probabile coda d’esiti dolorosi. Quanto alle campagne di stampa, spesso non risultano di grande aiuto perché chi deve far le leggi, non legge (o fa finta di non leggere). Nel frattempo non sarebbe male cercare di capire un po’ di più le ragioni della ricca domanda che arriva dalla povera controcultura da sballo: trovandovi una risposta, se ne faciliterebbero altre.
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