Molteni e la Lega, rivolta sul web
«No alla moschea a Cantù»

Il parlamentare del Carroccio annuncia battaglia contro il progetto: «La nostra risposta sarà durissima»

Per far vedere rosso alla Lega Nord, è bastato che la comunità islamica locale abbia chiesto al Comune la possibilità di una sede, in città, per un centro culturale.

Si riapre la polemica che ha segnato la campagna elettorale dell’anno scorso. Nicola Molteni, parlamentare a Roma e consigliere di minoranza a Cantù, torna al’attacco. Agita il dibattito attraverso la sua bacheca personale di Facebook. Dove l’onorevole parla non di centro culturale, bensì di moschea.

Sembra di leggere anche qualche passaggio ironico, nelle frasi scritte da Molteni sul social network. «La comunità islamica, dopo la festosa accoglienza ricevuta in occasione del Ramadan dall’amministrazione canturina - scrive Molteni - chiede di costruire una moschea a Cantù. Tanti canturini sono preoccupati e mi stanno chiedendo di impedirlo. Bene, la risposta della Lega è e sarà durissima». E se non si usano toni da crociata, poco ci manca. «Dovranno passare sui nostri corpi - l’immagine evocata da Molteni - la Lega dice mai (come altre parole, scritto in maiuscolo, ndr) a una moschea a Cantù».

L’anno scorso la campagna elettorale per le amministrative si era giocata anche su questo tema. Dopo un’operazione di polizia locale in via XI Febbraio, per quella che era stata definita dal comando di via Vittorio Veneto «una costituenda moschea», ovvero la sede di un’associazione culturale musulmana, a cui erano stati messi i sigilli, era seguito un dibattito feroce tra le due parti.

La situazione attuale non consente la realizzazione di nessuna moschea. Al momento, il Piano del Governo del Territorio, da poco passato in Consiglio comunale, non prevede un’area dedicata appositamente a un luogo di culto per la comunità islamica. Quest’ultima, che non chiede almeno per ora spazi di proprietà comunale. punta a un centro culturale e le leggi non vietano la professione di culto nel privato. Non esiste il divieto di preghiera, insomma, all’interno di una sede di un’associazione.n C. Gal.

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