Mutui: gioie e (molti) dolori del tasso variabile!

Supera persino l’incessante galoppo dei tassi di interesse, la corsa  sfrenata  dell’Euribor, che provoca aumenti considerevoli sulle rate dei mutui a tasso variabile, sempre meno convenienti per le tasche degli italiani.

Termometro ufficiale del costo del denaro, l’Euribor è il tasso medio a cui avvengono le transazioni finanziarie in Euro tra le grandi banche europee. Non interessa esclusivamente gli istituti di credito e i circuiti finanziari, andando infatti ad incidere sulle rate dei mutui a tasso variabile. Ed è proprio una brusca impennata quella determinata dalla correzione dell’indice sul costo dei mutui. Ai livelli massimi da circa sette anni l’Euribor a un mese ha fatto levitare le rate dei mutui portando a circa 35 Euro di media gli aumenti mensili sui mutui a tasso variabile a 100 mila euro. 3,2 milioni di famiglie registreranno sensibili aumenti nel costo del mutuo a tasso variabile con il nuovo anno.

Ai primi di dicembre l’Euribor ha infatti superato, seppure di pochissimo, quota 5 per cento per poi oscillare intorno al 4,9 per cento. Considerato che il tasso di interesse fissato dalla BCE è attualmente al 4% lo scostamento fra Euribor e tasso Bce oggi è piuttosto elevato (0,5%), visto che di norma è dell’ordine dello 0,1-0,2 per cento.

La spiegazione di una fluttuazione così improvvisa è attribuita alla forte richiesta di liquidità da parte delle banche, che vogliono presentarsi alla scadenza di fine anno con i conti a posto, dopo un anno vissuto “pericolosamente” a causa della crisi dei mutui subprime.

Se tra gli operatori l’impennata non desta particolari preoccupazioni per i sottoscrittori dei mutui a tasso variabile si rischiano ripercussioni pesanti.

La grande maggioranza dei mutui a tasso variabile erogata dalle banche, infatti, ha le rate agganciate all’Euribor a uno o a tre mesi (con i valori di riferimento rilevati all’ultimo giorno lavorativo del mese precedente e al primo del nuovo mese).

Ricordiamo che le rate dei mutui ipotecari a tasso variabile si calcolano infatti sommando l’Euribor allo Spread annuo, percentuale che ogni specifica banca decide di aggiungere quale proprio ricavo entro i limiti del tasso di usura (fissato al 50% dei tassi medi rilevati trimestralmente dal Ministero del Tesoro).

A tali condizioni è indubbia la convenienza del tasso fisso considerando i possibili aumenti dei tassi di interesse in relazione al galoppare dell’inflazione al 3,1% nella zona euro. Stando alle stime di Mutuionline.com, a fine 2007, per un finanziamento della durata di 15 anni il miglior tasso variabile che si può ottenere sul mercato è pari al 5,43 per cento a fronte di un 5,44 per lo stesso finanziamento a tasso fisso. La possibile alternativa è rappresentata da un mutuo a tasso misto. Costa circa lo 0,30 per cento in più ma offre una opportunità: per i primi 2 o 3 anni si può pagare una rata a tasso fisso che non espone a rischi. In un secondo momento poi, se l’Euribor sarà sceso, si potrà anche passare a una rata variabile senza extra costi.


 

© RIPRODUZIONE RISERVATA