Locate, l’omicida confessa
«Non volevo ucciderlo»

Il giovane fermato dalla Procura: «Era come un fratello, non gli avrei mai voluto fare del male»

«Per me Ermal Abdushi era come un fratello. Non gli avrei mai fatto del male. Sì: ho sparato io, ma non volevo ucciderlo». È questa la confessione di Jasin Sulo, trentenne di Locate Varesino, fermato dalla Procura la notte di San Silvestro con l’accusa di omicidio volontario per la morte del giovane albanese che, la sera del 30 dicembre, era stato scaricato da un’auto all’ospedale di Tradate già cadavere per colpa di un colpo di pistola che lo aveva raggiunto alla bocca.

I carabinieri hanno fatto scattare le manette ai polsi del trentenne albanese residente a Locate Varesino, accusato - al momento - di omicidio volontario in attesa di comprendere meglio la dinamica di quanto avvenuto. In cella anche un altro albanese, anche lui domiciliato a Locate Varesino, accusato di detenzione ai fini di spaccio di cocaina. Pure lui sarebbe stato testimone di quel colpo di pistola risultato fatale.

L’inchiesta era iniziata la sera del 30 dicembre quando, poco dopo le 19.30, all’ospedale di Tradate è arrivata un’auto dalla quale è stato scaricato il giovane ferito - Ermal Abdushi, operaio residente a Vedano Olona con la moglie - e un suo cugino. L’auto è poi ripartita a tutta velocità.

In poche ore i carabinieri del reparto operativo di Como e della compagnia di Cantù sono riusciti a identificare le persone sospette e, la notte dell’ultimo dell’anno, a fermare il sospetto omicida e ad arrestare una seconda persona, trovata in possesso di alcuni involucri di cocaina.

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Eco di Bergamo Omicidio a Locate Varesino