«Ospedale, si rischia la vendita
E la chiusura del pronto soccorso»

Erba, la preoccupazione del direttore amministrativo: «Non possiamo andare avanti». I sindacati: «È cominciata la fuga di medici e infermieri verso la Svizzera»

«La minaccia non è la chiusura del Fatebenefratelli. Il rischio vero è che di questo passo non si riesca più ad andare avanti e ci si trovi costretti a vendere l’ospedale a qualche privato». Con buona pace dei servizi meno redditizi - a partire dal pronto soccorso - che verrebbero soppressi. Parola del direttore amministrativo Nicola Antonicelli, che venerdì sera ha partecipato a un dibattito pubblico organizzato dal circolo erbese del Pd. Tra i relatori anche i sindacati, il medico Paolo Furgoni e il consigliere regionale Luca Gaffuri.

Per Antonicelli l’ospedale erbese svolge un servizio pubblico 365 giorni all’anno, al pari delle strutture pubbliche. «Ma mentre i buchi degli ospedali statali vengono ripianati a fine anno con i soldi dei contribuenti, noi dobbiamo far quadrare i conti». Peccato però che «quando si tratta di tagliare i fondi alla sanità veniamo trattati come gli ospedali pubblici; quando si tratta di rimborsare le spese veniamo trattati come ospedali privati, che a differenza nostra non erogano servizi in perdita come il pronto soccorso». Con una politica di questo tipo «le proprietà rischiano di ritrovarsi costrette a vendere le proprie strutture ai privati».

Nessuna trattativa in corso per l’ospedale erbese, assicura Antonicelli, ma una riflessione generale che getta una luce sinistra anche sul futuro del Fatebenefratelli. Una struttura in crisi di liquidità che ha spostato a marzo 2014 il pagamento dei premi di produzione e di metà delle tredicesime per 350 dipendenti in stato di agitazione.

«Una situazione - ha detto Vincenzo Falanga della Uil Fpl - più complessa di quella del Valduce. Lì si parlava di una singola struttura, qui ad essere in crisi è l’intera Provincia Lombardo-Veneta: dodici strutture con più di duemila dipendenti». Del resto, ha osservato Furgoni, «è chiaro che se la scure dei tagli ai rimborsi investe anche prestazioni già effettuate in precedenza, le strutture rischiano di dover chiudere i battenti».

A mancare nel caso del Fatebenefratelli, ha ricordato Loredana Barattini della Cisl Fp, «sono proprio le rassicurazioni sul futuro. Nessuno ci ha spiegato chiaramente come la Provincia Lombardo-Veneta riuscirà a pagare il dovuto a marzo. Nessuno ci ha fatto vedere un piano industriale, che chiediamo da anni».

Una crisi che sul breve termine mette in seria difficoltà i dipendenti, ha detto Falanga, «ma che in prospettiva futura potrebbe rilanciare il flusso dei migliori professionisti verso la Svizzera. In questo caso, a perderci, sarebbe anche la qualità del servizio erogato sul territorio».

Gaffuri ha proposto di ricevere a gennaio in commissione sanità i rappresentanti del Fatebenefratelli e del Valduce di Como, per portare le loro istanze all’interno del Pirellone. «La Regione - ha detto Gaffuri - ha istituito il rimborso delle funzioni non tariffabili, come le spese di pronto soccorso, proprio per aiutare gli ospedali. Peccato che gran parte di quei soldi siano finiti alla Maugeri e al San Raffaele, con un sistema che è ora al vaglio della magistratura».

Risultato? «Ora c’è molta più attenzione sul fronte dei rimborsi, vengono spulciate tutte le fatture inviate dagli ospedali e non tutte vengono accolte». Senza contare, ovviamente, i tagli della spending review che hanno colpito anche il settore sanitario. n 

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