Processo per la strage:
la parola alla difesa

In aula il duello tra l'avvocato Enzo Pacia, uno dei difensori di Rosa Olindo e il pm Massimo Astori, convinto della colpevolezza dei due

COMO «In quarant’anni di professione non avevo mai provato il ribrezzo sperimentato qui, in questo processo». Enzo Pacia lancia il suo vocione in faccia a chi affolla l’aula del tribunale di Como. Il calendario appeso fuori segna: 30 ottobre 2006. E l’avvocato chiamato «il Peppo» sta concludendo la sua arringa contro il professor Angelo Rumi, il primario del Sant’Anna da lì a poco condannato per sette omicidi colposi in corsia. Il calendario segna 30 ottobre 2006 e il barometro dei rapporti Pacia-procura (leggi pubblico ministero MassimoAstori, all’epoca un alleato) punta la freccia su «sereno». Passano due anni e un mese. E sembra un’eternità. Soprattutto per quel barometro, dal gennaio scorso fisso su «tempesta». Strali e fulmini che, si teme, lunedì torneranno a infiammare l’aula della corte d’Assise. In uno duello non solo dialettico: gli occhi gelidi di Pacia contro la voce ferma, determinata di Astori. Che una settimana fa, nella sua requisitoria, non aveva mancato di apostrofare con durezza i rivali del banco accanto capitanati dall’avvocato di via Mugiasca.
Enzo Pacia e Massimo Astori. I due protagonisti del duello a distanza ravvicinata non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro. «Una macchina costruita per difendere» il primo, un accusatore implacabile il secondo (c’è addirittura chi mormora: deve ancora nascere chi può fargli perdere un processo). Veemente non solo in aula ma anche di fronte alle telecamere il primo, rigoroso e riservato il secondo (non si contano nemmeno i rifiuti opposti alle richieste di interviste da magazine, tv e radio). Fumatore accanito il primo (basta osservare il posacenere che condivide con i colleghi di difesa Schembri e Bordeaux nelle sedute all’Osteria antica di via Cadorna), feroce avversario delle sigarette il secondo. Amante delle belle auto il primo, appassionato delle moto di grossa cilindrata il secondo. Convinto che «basta passare mezz’ora con Rosa e Olindo per convincersi della loro innocenza» il primo, dell’esatto contrario il secondo. Su una cosa Pacia, 75 anni, e MassimoAstori, 49 anni, sembrano avere un punto in contatto: i loro pensieri non li mandano a dire. E le scintille viste in questo processo ne sono la dimostrazione.

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