Quattordici anni di carcere
per l'omicidio di Tamara

Alessandro Doto dovrà anche scontare tre anni di manicomio criminale per l'assassinio dell'addestratrice di delfini. La sorella: "Mi conforta parzialmente il fatto di sapere che sarà marchiato a vita come un assassino pericoloso per la società"

OLGIATE COMASCO - Quattordici anni di carcere e tre di manicomio criminale per Alessandro Doto, che il due febbraio 2007 uccise, a coltellate all’ingresso della sua abitazione l'olgiatese Tamara Monti - 37 anni - addestratrice di delfini al parco Oltremare di Riccione, dove si era trasferita da una decina di anni. Ieri la sentenza, al tribunale di Rimini. All’omicida, – coetaneo e vicino di appartamento della vittima - è stato riconosciuto un vizio parziale di mente - seminfermità mentale – per effetto del quale ha ottenuto una riduzione di pena di un terzo. Il pubblico ministero aveva chiesto trent’anni, più tre anni in una clinica psichiatrica. In considerazione dell’elevata pericolosità sociale e del rischio di reiterazione del reato - più volte ribaditi nel corso del dibattimento – il giudice ha disposto di anticipare i tre anni di cura in una struttura psichiatrica, prima della carcerazione. Richiesta caldeggiata dal legale dei familiari di Tamara Monti, Angelo Proserpio, sulla scorta della perizia del criminologo Massimo Picozzi, per il quale Doto era consapevole di ciò che stava facendo. Una mezza “vittoria” per i familiari, comunque delusi da una sentenza che suona come una ingiustizia. «Sapevamo che con il rito abbreviato non avremmo ottenuto la sentenza piena. Se da una parte quattordici anni sono insufficienti per noi, almeno c’è la soddisfazione relativa di avere ottenuto che prima di andare in carcere venga trasferito in un manicomio criminale – commenta la sorella della vittima, Sabrina Monti – Sono strutture dove si sa quando si entra, ma non quando si esce. Ci conforta parzialmente il fatto di sapere che sarà marchiato a vita come un assassino pericoloso per la società, per non dover ritrovarci tra qualche anno a piangere un’altra persona, come purtroppo tanti fatti di cronaca confermano drammaticamente. Non si è mai pentito, non si rende conto della gravità di quanto ha commesso e ciò lo rende doppiamente pericoloso».
Manuela Clerici

© RIPRODUZIONE RISERVATA