"Così, per gioco, abbiamo
fatto deragliare il treno"

Parla uno dei due adolescenti che hanno confessato di aver depositato una grata metallica sui binari del Milano-Asso: "Non pensavo che ci avrebbero preso così presto"

COMO - «Sapevo che ci avrebbero trovati. Alla stazione di Caslino ho manomesso la telecamera di sorveglianza, ma so che ha fatto a tempo a riprendermi ugualmente. Ero convinto che mi avrebbero trovato, anche se non credevo che ci avrebbero messo così poco».
Il ragazzo è alto un metro e novanta, ha capelli e occhi nerissimi, mani grandi e un corpo imponente, lontano molto dall’immagine del monello incosciente che scivola via veloce, carico di adrenalina lungo i binari del treno. Siede tra i suoi arrabbiatissimi genitori nello studio dell’avvocato, la penalista comasca Francesca Binaghi con la quale affronterà al Tribunale dei minori di Milano un interrogatorio ben più difficile di questa imbarazzata intervista condotta quasi tartagliando monosillabi zeppi di vergogna.
Il giovane deraglia-treni racconta: «Io e il mio amico siamo scesi alla stazione di Ponte Lambro e quando il treno è ripartito siamo entrati a piedi in galleria. Siamo arrivati fin dove ci sono le nicchie nella parete poi abbiamo appoggiato qualche sasso sulle rotaie (in realtà si tratterebbe di blocchetti di cemento, ndr) e abbiamo aspettato nascosti che passasse di nuovo». Il treno è ripassato, più o meno un quarto d’ora dopo ma i sassi non hanno fatto danni, spinti via dal respingente collocato sul locomotore. «La grata era lì, appoggiata accanto. Noi l’abbiamo sollevata e spostata sui binari. Poi ci siamo rimessi in cammino e abbiamo raggiunto la stazione di Caslino. C’era una telecamera che ci inquadrava. Mi sono avvicinato e l’ho girata, anche se sapevo che ormai mi aveva inquadrato, sia me che il mio amico. Ci siamo detti che volevamo sentire il rumore che fa un treno quando schiaccia l’acciaio, così siamo risaliti sulla corsa successiva per Ponte Lambro». Quando la locomotiva è deragliata, i due erano timidamente sistemati sull’ultimo vagone: «Non abbiamo sentito nulla - racconta il ragazzone - Il treno si è fermato in galleria e dopo un attimo l’altoparlante ha invitato tutti a scendere dicendo che il treno era uscito dai binari. Siamo tornati a casa giurandoci l’un l’altro che non ne avremmo fatto parola con nessuno, neppure con gli amici. Avevamo sentito anche il telegiornale, sapevamo che ci cercavano».

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