Ricorre al Tar per avere le slot
Ma i canturini lo criticano

Dure reazioni alla battaglia di un tabaccaio

I cittadini: «Sono trappole rischiose»

Che sia un vizio, nessuno ha dubbi. E che, nello stesso tempo, qualcosa non vada nella legge, pensata per evitare il proliferarsi di videopoker, è evidente a tutti.

Nessuno dichiara di essere un affezionato delle macchinette mangiasoldi. Chi la vorrebbe nel proprio negozio, e si è sentito dire picche dagli ultimi aggiornamenti legislativi, ha già impugnato il decreto nazionale davanti al Tar.

Si sentono vittima, se non di un’ingiustizia, almeno di un vuoto normativo, Marco e Tiziana Chiesa, tabaccheria “Brambilla” di via Ariberto, avamposto nazionale in quel di Cantù da cui parte la battaglia al Tribunale amministrativo regionale. Per cercare di regolarizzare con le slot chi è arrivato dopo e trova dinanzi a sé la strada sbarrata della burocrazia.

Ma la loro è una battaglia impopolare a sentire i canturini: «Più che alla distanza dai luoghi di culto - dice una donna - penso alle scuole: giusto evitare nuovi videopoker in posti più facilmente raggiungibili dai ragazzi».

Un commento che trova la certa condivisione dei dirigenti scolastici. «È un vizio pericoloso, anche se ognuno è libero di fare ricorso a ciò che vuole» aggiunge un altro canturino.

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