Rumi e il "no" al S. Anna:
"Non sono un manager"

Il suo avvocato chiarisce le ragioni che lo hanno spinto a declinare l'offerta di dirigere gli ambulatori: "Comprende le ragioni di opportunità, ma quell'incarico non corrisponde al profilo di un clinico"

«Insomma: non è che il professor Rumi non comprenda le ragioni di opportunità che suggeriscono all’azienda ospedaliera di non restituirlo a una sala operatoria. È che l’incarico offertogli corrisponde più al profilo di un manager che non a quello di un clinico».
L’avvocato Gino Frassi - storico legale dell’ex primario del reparto di chirurgia A dell’ospedale Sant’Anna - chiarisce le ragioni che hanno spinto il suo assistito a declinare l’offerta del direttore generale di via Napoleona Andrea Mentasti, il quale - come noto - lo vorrebbe al vertice degli ambulatori nelle vesti di coordinatore e alle dirette dipendenze della direzione sanitaria stessa, con sede di lavoro a Mariano Comense. «Non sono un manager», chiarisce Rumi, 62 anni, nato e cresciuto a Como ma pavese d’adozione, cattedratico universitario nonché infelice protagonista, con le sue condanne per sette omicidi colposi tra camera operatoria e corsia, di uno dei casi medico-giudiziari più clamorosi di sempre.
«Clinico e non manager» ribadisce il suo avvocato, chiarendo anche la disponibilità del suo assistito nei confronti dell’azienda ospedaliera cui, dice Frassi, sono state prospettate più soluzioni alternative che tenessero comunque conto del ruolo dell’ex primario, chirurgo e medico.

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