Santoro "striglia" Malpensa: <Varese come Ceppaloni>

Puntata di <Anno Zero> sulle grane dell'hub della Brughiera
Travaglio: <Figlio della Prima Repubblica>

Dall’Irpinia dell’«Infedele» di Gad Lerner su La7 alla Ceppaloni dell’«Anno Zero» di Rai Due. La Malpensa di Varese da prima serata sui media nazionali ha incassato giovedì sera il secondo «processo pubblico» nell’arena dove il settimanale d’approfondimento condotto da Michele Santoro ha ospitato un confronto sugli «sprechi con le ali». Ospiti l’ex ministro lumbard Roberto Maroni, il governatore Roberto Formigoni, l’ex leader Ds Piero Fassino, il ministro dei trasporti Alessandro Bianchi e alcuni piloti della compagnia di bandiera intervistati da Beatrice Borromeo. Il giornalista Marco Travaglio ha accostato i primi vagiti della Malpensa a quelli di una «figlia della prima Repubblica e del Governo Craxi, di un periodo in cui le opere pubbliche erano cattedrali nel deserto e si facevano i cappotti per vendere i bottoni», ma è stata l’attuale crisi a portare l’hub della Brughiera sotto i riflettori. E sul banco degli imputati.
Tutto parte dalla domanda di Santoro: che differenza c’è, se ancora c’è, fra destra e sinistra? Già, perché è sulle strategie di salvataggio dell’aeroporto e della compagnia di bandiera che le differenze svaporano: intervento dello Stato?, come ipotizza Silvio Berlusconi o mercato «tout court»? come ripete in collegamento dagli Usa il professore del Politecnico, Marco Ponti. Sullo sfondo dell’interrogativo scorrono le immagini delle manifestazioni promosse al T1 dal sindacato e, il 17 febbraio scorso, dalla Lega Nord, scorrono i volti dei colonnelli del Carroccio e del popolo lumbard, si sentono le voci dell’ex ministro Roberto Castelli che ricorda come «sarà la Lega a garantire la salvezza di Malpensa» e quella del presidente della Regione che chiede «tre anni di moratoria sullo spostamento dei voli». Ma si sente anche quella di Tommaso Bright, pilota «padano» di Alitalia, che - a chi accusa l’indebitata compagnia di non aver trasferito personale nel Varesotto - replica snocciolando numeri: «Trecento piloti e 1400 assistenti di volo hanno base a Milano». Ma arriva soprattutto dal reportage di Roberto Pozzan, Dina Lauricella e Luca Rosini la batosta sul peso dell’hub della Brughiera sui bilanci di Alitalia: «Duemila miliardi di lire, quanto il costo dei rifiuti di Napoli, spesi per la Malpensa che non è mai diventata un vero hub nonostante la politica abbia costretto dal 1998 Alitalia a quello spostamento di voli al Nord che ne ha comportato il quasi fallimento: uno sperpero che replica a Varese i grandi scandali del Sud». E un quadro «che fa somigliare Malpensa a Ceppaloni» nel momento in cui «quasi tutti i suoi dirigenti sono di Varese». Come dire, per usare le parole di Santoro, che forse è stato un errore legare i destini di Malpensa e Alitalia («che - ha sottolineato Bianchi - quando ha promesso di fare di Malpensa il secondo hub, ha detto qualcosa che non poteva dire a causa dell’insostenibilità economica dell’operazione») in un territorio dove - ha ricordato Fassino - in seicento chilometri insistono sette aeroporti (Torino, Malpensa, Linate, Orio al Serio, Verona, Venezia e Trieste). Ai leader lombardi Maroni (Lega) e Formigoni (Fi) il compito di ribattere: il business è qui, «il disimpegno senza moratoria bi o triennale di Alitalia da Malpensa comporterà 44 mila voli cancellati, otto milioni di passeggeri in meno e ottomila licenziamenti, per un danno totale calcolato dallo studio Ambrosetti in 15 miliardi di euro». Di qui la richiesta di moratoria per un tempo necessario a trovare un nuovo hub carrier («il mercato dei voli è in espansione e le liberalizzazioni di alcune tratte lo favoriranno fino a salvare Malpensa. Ma, perché ciò avvenga, occorre tempo») e lo spettro sventolato da Formigoni sul futuro dell’intero sistema nazionale: «Perché vendere Alitalia al suo principale competitor? Air France si gioverà del fatto che i clienti business, quando da Fiumicino non riusciranno ad arrivare al Nord dove si concentrano gli affari, sceglieranno Parigi o Francoforte, riducendo Alitalia a compagnia regionale».
Sara Bartolini

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