Sisme, nuovo annuncio:
gli esuberi salgono a 170

La Sisme di Olgiate ha annunciato l'interruzione di una nuova linea produttiva e questo comporterà il taglio di altri 40 posti di lavoro. L'annuncio arriva all'indomani di una precedente scelta di fermare altre 4 linee, per essere delocalizzate in Slovacchia.

A rischio altri 40 lavoratori della Sisme. Alla richiesta di cassa integrazione staordinaria per i 130 lavoratori delle postazioni delle quattro linee per la produzione del «semi ermetico» che a breve saranno trasferite in Slovacchia, ieri l’annuncio che si aggiunge la cessazione di attività per un ulteriore linea produttiva, quella tradizionalmente legata al colosso Bosch, alla quale lavorano 40 dipendenti. «L’aumento del numero delle persone in esubero - ha dichiarato Giuseppe Donghi, membro della segreteria Fiom Cgil - è emerso inaspettatamente nel corso dell’ultimo incontro con l’azienda. La preoccupazione è data sia dalla prospettiva del numero crescente di esuberi che dal congelamento di un investimento di 4,5 milioni di euro, che era stato programmato per la creazione di una nuova linea, per la produzione di motori a magneti permenti». Intanto ieri i lavoratori si sono fermati per uno sciopero, dalle 8 alle 10, dalle 20 alle 22 e dalle 4 del mattino alle 6 per gli operai dell’ultimo turno.
«Allo stato di mobilitazione - ha spiegato Alberto Zappa, responsabile Fim Cisl, che ha presieduto alla protesta -  i dipendenti della Sisme hanno risposto in modo compatto e deciso. Sono estremamente preoccupati e disorientati per il continuo aggravarsi della situazione. Parliamo della più importante azienda produttrice di motori elettrici sul territorio nazionale. Operai ed impiegati che sino all’altro ieri erano abituati ad un sovraccarico di lavoro, non ad uno stato di crisi. Pochi lavoratori sono rimasti fermi, la maggior parte delle persone nei reparti si sono fermate ed un centinaio ha preso parte all’assemblea, che si è tenuta in contemporanea». «La gravità della situazione - ha precisato Zappa - è data dalla sensazione che l’azienda non sappia come gestire la situazione. Il dato di fatto è che questa emoraggia di numeri, sui lavoratori che rischiano il posto di lavoro, non è accettabile, in quanto parliamo di nuclei familiari. La discussione, da parte nostra, inizierà quando capiremo i reali piani di sviluppo e di impatto occupazionale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA