Troppe bombe nella cava:
il sindaco dice "basta"

Il sito di Pusiano è l'unico luogo deputato all'esplosione controllata dei residuati bellici. I residenti però non ne possono più di esplosioni e il primo cittadino scrive al prefetto

PUSIANO - Botti in cava? No grazie. Andrea Maspero, sindaco di Pusiano, sintetizza in un battuta una situazione ormai «al limite del sostenibile», chiedendo al prefetto di Como, Sante Frantellizzi, di «individuare siti alternativi all’ex cava di Pusiano», per fare brillare gli ordigni bellici spesso rinvenuti nel Lario.

La goccia ha fatto traboccare il vaso il 2 luglio scorso, quando la prefettura ha informato il Comune che, dal giorno successivo fino al 12 luglio, l’ex sito estrattivo sarebbe stato interdetto a chiunque. Una decisione tanto improvvisa quanto potenzialmente destabilizzante perché - disagi a parte della popolazione a causa delle esplosioni precedenti - di lì a qualche giorno l’ex cava avrebbe dovuto ospitare manifestazioni musicali programmate con largo anticipo.
Figurarsi l’imbarazzo del municipio che, dopo avere investito negli ultimi anni centinaia di migliaia di euro per rilanciare l’immagine delle cave, s’è ritrovato con la spada di Damocle di nuove bombe da far brillare. Eventualità che disturba non solo  la stagione estiva di quella che ormai è un’arena naturale, ma anche i cittadini, tra cui «è serpeggiato il panico a causa di boati d’intensità superiore a quelli già oggetto di
Maspero non ce l’ha più fatta e, buttandosi alle spalle le rassicurazioni delle settimane scorse, ha deciso di inviare una comunicazione ufficiale al prefetto, chiedendo impegni concreti a tutela del suo paese. Due le richieste su cui la prefettura dovrà esprimersi:almeno 30 giorni di preavviso per evitare sovrapposizioni con altre iniziative in programma dentro la cava e una maggiore attenzione dei militari, in modo da «evitare nuovi disagi alla cittadinanza».
Allarma la conclusione del documento: «La quantità degli ordigni bellici recentemente rinvenuti nel lago di Como è tale da destare non poca preoccupazione per il futuro».
Alberto Gaffuri

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