Il cofanetto "I concerti"
Un monumento a Faber

La straordinaria carriera di Fabrizio De André in 16 cd: brani dal vivo e un libro di 192 pagine con foto dei backstage

COMO Capita raramente, ormai, di potersi commuovere per una produzione discografica, non (solo) per il contenuto, ma per il progetto e per la sua realizzazione: nel caso del cofanetto "I concerti", esaustiva testimonianza della carriera di performer di Fabrizio De André, ci si può solo inchinare alle scelte operate da Giancarlo Pierozzi, che ha selezionato i brani e oltre a effettuare la supervisione, e Stefano Barzan, che ha curato l'editing e il restauro audio di brani registrati anche con mezzi non professionali quasi quarant'anni fa.
<+tondo>Non si giudica un disco dalla copertina, ma la confezione in questo caso è assolutamente degna di nota: un cofanetto che racchiude un libro di 192 pagine a colori, illustrato con immagini di scena e dei backstage (alcune mai pubblicate in precedenza), riproduzioni di testi autografi e di schizzi di produzione. Alla fine di questo pesante tomo si trovano alloggiati i sedici cd di quest'opera monumentale che aggiunge un tassello fondamentale (e monumentale, vista la mole) alla conoscenza di Fabrizio De André, tanto per gli "esperti" e per i collezionisti quanto per gli ascoltatori meno maniacali che, magari, vogliono riassaporare le atmosfere di qualche concerto.
Qui ci sono tutti, si potrebbe dire, perché "Faber", che aveva un rapporto tormentato con il palcoscenico, soprattutto all'inizio, era un perfezionista che non amava l'improvvisazione e le canzoni, una volta fissato l'arrangiamento, non cambiavano più così come anche le parole tra un brano e l'altro venivano riportate con cura, a mano, sui fogli del leggio.
Le versioni dei vecchi brani curate dalla Premiata Forneria Marconi, per esempio, non si toccavano e, a maggior ragione, risultano interessantissimi i primi due dischetti.
Quello che apre la raccolta forse non è propriamente da audiofili come resa, ma la musica... Il concerto a La Bussola di Viareggio nel 1975 era, finora, leggenda. Leggenda Paolo Villaggio e Marco Ferreri che devono, letteralmente, costringere De André a salire davvero sulla scena, lui che sembra impacciato sulle prime e poi ci prende gusto fino a una versione oscena de "La canzone di Marinella" che era appannaggio di pochi. Qui è tutto scrupolosamente riportato.
Il secondo disco, registrato in gran parte alla Festa de L'Unità di Modena nel '76, propone tutto "Storia di un impiegato" e qualche altro pezzo: i brani, che non hanno ancora subito il "trattamento PFM", si avvicinano a quelli degli album, ma sono più ruspanti data l'assenza dell'orchestra. Unica delusione del box, i due cd con la band di Mussida e Di Cioccio sono sempre quelli, anche se il nuovo mix aggiunge qualche tocco qua e là, in compenso ci sono registrazioni di alcune contestazioni in perfetto stile "anni di Piombo".
Il concerto alla Philipshalle di Düsseldorf nel 1981 è il "bootleg" più celebre di Fabrizio e occupa gran parte del sesto e settimo dischetto, con un suono assolutamente soddisfacente. Poi tocca a "Creuza de mä" e le canzoni di quel capolavoro, ancora fresco di stampa, non erano ancora diventate delle presenze immancabili in scaletta: un azzardo vinto con l'aiuto di Mauro Pagani (e leggendo i crediti si incontra davvero la "crème" dei musicisti italiani). Si arriva così agli ultimi concerti, quelli che erano già stati documentati discograficamente: onore ai curatori, tutte le versioni sono differenti da quelle pubblicate e non mancano chicche come l'accenno de "I carbonari" dalla colonna sonora di "Nell'anno del signore", "Invincibili" e "Cose che dimentico" di Cristiano De André (la prima da solo, l'altra in duetto).
E veniamo all'ultimo punto: spesso il prezzo di questi box oscilla paurosamente costingendo a un vero e proprio slalom per trovare quello più conveniente.
Invece, no: prezzo imposto a 99,90 euro che non sono certo soldi regalati, ma neppure buttati (poco più di 6 euro a disco, anzi, facciamo 5 euro a disco più il volumone: regalo di Natale perfetto).
Alessio Brunialti

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