io e la provincia
Sabato 12 Aprile 2008
Paolo Lipari: "Il giornale,
mio elisir di giovinezza"
Laureato in filosofia, appassionato e studioso di cinema, Paolo Lipari è autore di documentari e cortometraggi che hanno ricevuto riconoscimenti in Italia e all’estero. È il "padre" del festival del cinema di Como, quest’anno alla terza edizione
Oggi succede questa cosa buffa: per molti miei conoscenti non ci sono più, il lavoro mi porta spesso via... Ma a resistere, come contatto, è ancora il lasso di una apparizione fantasmatica. "Ti vedo sulla bicicletta" o "Ti vedo sulla Provincia" sono le due battute più ricorrenti con cui vecchi amici mi fanno pesare il mio colpevole sfuggire sottolineando, di contro, il meritevole esserci del nostro giornale quotidiano». Parola di Paolo Lipari, regista, esperto e docente di cinema. E c’è un forte legame affettivo con questo quotidiano: «Penso che La Provincia ricopra un ruolo nodale, preziosissimo. Sento di poterlo affermare ora, serenamente, dopo aver sperimentato da ragazzo anche un rapporto antagonistico: non mi piaceva lo stile "alla De Simoni", per quanto non mancassi mai di leggere gli editoriali, anche solo per il gusto di incavolarmi». Sì, perché Lipari è stato, in passato, anche avversario. «Quando iniziai a esplorare il mondo della carta stampata, prima di focalizzare il mio interesse su quello audiovisivo - ricorda - mi ritrovai in sottomarini di un solo quadretto dai quali La Provincia appariva come un incrociatore da cinque caselle. Collaboratore nella redazione de l’Ordine, con l’ottimo Soldani, vignettista del Corriere della Provincia, direttore della Tribuna di Como e infine di Matite, l’inserto del Caffè, ho sempre cercato di trarre insegnamento proprio dal mio sguardo dal basso verso un Rex inaffondabile, potente, con tanti motori. Devo riconoscere che la mia stessa passione per il cinema deve qualcosa alle recensioni di Bernardino Marinoni o al carisma di Alberto Longatti. La Provincia mi ha stimolato, indubbiamente, soprattutto nelle sue pagine dedicate a cinema, teatro, musica... le ultime nella foliazione, ma per me rimangono le prime». Acqua passata visto che da molti anni Lipari è uno degli interlocutori più attenti e importanti del giornale e l’occhio del cineasta non poteva che soffermarsi sulle storie dei coprotagonisti di quel film corale che è la redazione di un quotidiano. «Quando, poi, ebbi l’opportunità di frequentare i ponti, la sala macchine, le cabine con i radar, di questa benedetta ammiraglia - racconta - più che i mezzi o gli ambienti mi colpirono gli incontri personali. Ricordo con infinito affetto il volto buono di Carlo Briccola ma anche il sorriso di Adolfo Cardascia e poi ricordo il periodo in cui fu direttore Alessandro Sallusti. Ci eravamo ripromessi di ritrovarci ogni giovedì, alle 13, al Monumento ai Caduti per una partita a scacchi. Ci riuscimmo una volta sola. Vinsi io ma non voglio imputare a questo il fallimento del nostro proposito. E poi non posso non citare l’attuale direttore, Giorgio Gandola. Quando vent’anni fa, dalla scrivania degli Spettacoli, mi affidò una rubrica che si chiamava "Camera con vista", mi trasmise subito un principio: "Prima di tutto la concretezza, anche quando si parla di sogni". Ancora oggi cerco di applicarlo al mio lavoro registico». Ci fu anche un’altra rubrica, «Nel comò», dove si firmava «Plip»: sono passati diversi anni ma per tanti comaschi quello è ancora il suo soprannome. «Alla Provincia devo molto per l’affettuosa attenzione dedicata ai miei lavori. Fondamentale, in particolare, l’apporto critico e propositivo che ha riservato al Festival del cinema italiano in tutte le sue edizioni comasche, prova ulteriore del fatto che non esiste schermo, anche quello Cinemascope, che possa sentirsi più grande di un foglio di giornale». Dovendo fare una critica può spuntare una considerazione simpatica: «Un equivoco divertente è generato dai contributi fotografici. Mi capita che mi chiamino al telefono e mi dicano: "Ti ho visto sulla Provincia: sei sempre uguale!". Al che sono costretto a precisare: "Guarda che sempre uguale è la foto". È quella in cui fisso la pellicola di uno spezzone di film. In effetti, è di qualche annetto fa, ma va benissimo così». Una promessa, allora: la pubblichiamo ancora una volta, proprio qui, e poi mai più anche se, in fondo, significa che La Provincia consente anche di restare per sempre giovani, come in un film di Lubitsch.
Alessio Brunialti
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