Il segreto di Elena
Oggetti unici
utilizzando gli scarti

Accessori e decorazioni da lattine usate e semi. Elena Bianchi ha avviato la sua Quinnipak a Gironico: «La filosofia è che tutto può avere un valore da svelare»

Cosa si può realizzare con i minuscoli sigilli della confezione del burro, con i semi di mangrovia, con un pezzo di tessuto lavorato dal sole e dal mare, oppure con il bordo della scatoletta degli sgombri sott’olio? Per esempio, una scultura aerea che illumina una parete, che libera nello spazio il suo dolce tintinnio o che induce alla flessione grazie alle citazioni poetiche scritte su strisce di tessuto mosse dal vento.

Immaginazione

A patto, però, di avere la visione artistica, la libertà di immaginazione e la capacità di realizzazione di Elena Bianchi, che, nel 2000, ha fondato Quinnipak (quinnipak.it) per creare oggetti decorativi, accessori e gioielli, tutti nati da pezzi riciclati e finemente lavorati, in vendita nei mercatini o presso il suo laboratorio di Gironico.

Nomen omen: Quinnipak, non sarà sfuggito agli appassionati di Baricco, è la città immaginaria in cui è ambientato “Castelli di Rabbia”, un un luogo dove ognuno che viene o va ha una storia scritta indelebilmente sulla pelle. È una cittadina che invano cerchereste sulle cartine geografie, o chiedereste ai passanti, eppure è proprio lì.

«La scintilla che mi spinge a pensare e a produrre pezzi unici è la necessità di creare con le mani, partendo da ciò che si pensa non serva più o non abbia valore - spiega Bianchi che lavora in uno spazio immerso nel verde, dove piccoli e grandi oggetti trovati, avuti in regalo o salvati dalla discarica attendono una seconda possibilità per esprimere un’estetica non convenzionale.

La propensione di Elena verso la manualità e il recupero viene da lontano, quando sua nonna le insegnava a lavorare all’uncinetto e quando la maestra la coinvolgeva in attività come quelle teatrali, dove le scenografie venivano preparate dagli alunni stessi. Tuttavia, la capacità di non dare mai niente per perso, di scoprire qualità e talenti celati, deriva dall’esperienza come educatrice in strutture per il recupero per tossicodipendenti e per infanzia disagiata. «Questa opportunità mi ha aiutato a cambiare lo sguardo verso le persone e verso le cose, perché tutto può avere un valore da svelare» sottolinea Bianchi. L’idea di fondo, in sostanza, è che a ogni elemento valga la pena dare un seconda possibilità.

Quell’occhio allenato è divenuto poi fondamentale per la successiva attività creativa che ha intrapreso e che contempla proprio la capacità di riconoscere, recuperare e valorizzare materie prime di riciclo per realizzare, inizialmente, borse o coperte ottenute tramite il riutilizzo di preziosi tessuti fine-pezza e, successivamente, gioielli, complementi d’arredo, sculture aeree da appendere ai soffitti o piccole installazioni tematiche da parete. Un’attività tra arte, economia circolare e fare impresa.

Lo sguardo

Ma con quali materie prime? Ancora una volta, è stato decisivo lo “sguardo creativo” sulle cose ordinarie e eccezionali al tempo stesso. I segmenti di un vecchio metro di legno, per esempio, divengono la struttura portante di una scultura da appendere a una trave: sospesi nell’aria, fluttuano i rettangoli ricavati dalle scatolette di pesce sott’olio, all’interno dei quali si muovono tondini evanescenti ricavati dalle parti superiori dei tubetti di tinta per capelli ribattute sull’incudine: scintillano come vecchie monetine bucate, schiacciate dalle rotaie di un tram. Poi, fili consunti e legni lavorati dal vento sostengono lunghe strisce di tessuto impreziosite da citazioni poetiche che si fanno messaggere della sensibilità e della scena interiore che Elena vuole esprimere. Tutto concorre alla creazione del prodotto: una stortura conferisce unicità al pezzo, un errore durante la lavorazione diventa un piccolo patrimonio tecnico che definisce uno stile, un ferro contorto esprime, per uno sguardo allenato, la giusta armonia da inserire nella collana che riluce di fascette battute, di cerchi, di spirali, di gocce archetipiche ricavate da tondini di riciclo.

Tutto riflette la poetica delle piccole cose, troppo spesso svalutate e dimenticate. Eppure, basta saperle vedere, interpretare e ri-offrire al mondo che cerca l’ineffabile bellezza espressa dall’arte della semplicità.

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