Storie di arredo tra i protagonisti del design italiano

La mostra Da Ico Parisi a Gae Aulenti, Gio Ponti e oltre: talento creativo e artigianale in scena a Sant’Ambrogio

Da alcuni anni il Comune di Cantù e “Canturium Associazione Culturale” si occupano dell’approfondimento di quegli episodi della storia della fabbricazione del mobile che si intrecciano con l’evoluzione del gusto e l’affermazione del design in Italia.

Un secolo di collaborazioni

Dopo le mostre dedicate alla Selettiva, al rapporto di Gio Ponti con Cantù, e al sodalizio della città con la Triennale di Milano, la nuova mostra “Storie di mobili, designer e aziende” approfondisce il ruolo di fabbricanti e architetti nel rinnovamento del mobile, un rapporto che si è perfezionato nell’arco di un secolo, da quando cioè Gio Ponti approdò a Cantù per sviluppare i suoi progetti d’arredo.

Nell’aprile del 1923 egli affidò alla bottega Lietti la realizzazione di alcuni suoi disegni, stabilendo per la prima volta un contatto diretto tra progettista e produttore, che avrebbe contribuito a rinnovare la produzione del distretto brianteo. Da quel momento Franco Albini, Ico Parisi, Gae Aulenti, Gianfranco Frattini e lo stesso Ponti, per citare solo alcuni dei nomi più noti, si avvalsero del polo canturino per realizzare i loro progetti, certi di trovare interlocutori qualificati, in grado di dar forma alle loro idee.

Dialoghi sul prodotto

Centrale, nello sviluppo del progetto, fu dunque il rapporto che si stabiliva tra architetto e azienda, fatto di scambi di punti di vista, consigli e sopralluoghi in laboratorio: una partecipazione di entrambe queste figure nella definizione del prodotto finale.

Veniva così a scindersi l’ideazione del manufatto dalla sua esecuzione: ora le indicazioni necessarie alla realizzazione dell’oggetto giungevano direttamente dal progettista, garante peraltro della sua validità formale.

Il rapporto con gli architetti milanesi conobbe momenti di altissimo livello, contribuì a perfezionare l’organizzazione delle aziende, apportò un primo aggiornamento del prodotto finale, rinnovando intimamente le punte più avanzate del distretto del mobile.

A Cantù e, in genere, nell’area briantea, al perfezionamento del disegno del mobile si è dunque pervenuti per effetto della collaborazione con gli architetti della scuola milanese: soltanto una mano sapientemente guidata poteva raggiungere risultati inequivocabili.

Va tuttavia sottolineato che al gusto moderno, ossia alla produzione di oggetti espressione della contemporaneità, si aprirono soltanto le avanguardie di un centro produttivo che nella sua parte più rilevante non solo continuava a evitare il confronto con le tendenze più aggiornate, ma addirittura le ignorava. Soltanto più tardi, per effetto dell’affermazione della Selettiva del Mobile, quella che era stata una tendenza circoscritta si sarebbe trasformata in un indirizzo generale.

La mostra presenta 19 profili di aziende e designer collocati nell’arco di quasi un secolo, a partire da Franco Albini e Ico Parisi sino ad Alessandro Mendini: di ciascuno sono esposti uno o più modelli, associati a schizzi, progetti, pagine pubblicitarie e fotografie che illustrano i diversi aspetti di queste collaborazioni. (Nella foto scontornata la sedia “Marengo”, 1983, di Tarcisio Colzani per Mobilgirgi, presente alla mostra)

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