Trinchieri: "La vera Cantu'
solo nel secondo tempo"

"Nel primo tempo la mia squadra sembrava rappresentata da un gruppo di scolaretti di Oxford, tutti belli puliti e in ordine ma senz'anima. Poi abbiamo cambiato atteggiamento"

In sala stampa ha appena finito di parlare Giacomo Devecchi e a tenere concione spetta ora ad Andrea Trinchieri. Il coach della Bennet approfitta di questa staffetta ai microfoni per intrattenersi calorosamente con l'esterno avversario. “Salutami tutti a casa” gli manda a dire il Trinca, il quale poi si accomoda e prima di sottoporsi alle domande li anticipa prendendo la parola: “Vi confesso che ho appena salutato il miglior difensore del campionato. E qualche merito vorrei prendermelo visto che l'ho allenato per cinque anni alle giovanili dell'Olimpia Milano...”.
Devecchi in campo c'è rimasto 27 minuti, come un'altra sola volta era accaduto in stagione, perché la sua missione speciale era quella di contenere Mazzarino. A tal proposito, profonda l'analisi di Trinchieri: “Nicolas ha costretto il mio collega Sacchetti a tenere “Jack” (questo il nomignolo di Devecchi, ndr) tantissimo sul parquet, ma questa mossa ha avuto quale eco più minuti dell'abituale in panchina per Tsaldaris (i due giocano nello stesso ruolo, ndr). A essere sincero, con il greco impegnato più a lungo avremmo avuto difficoltà a mantenere basso il punteggio. Perché, se a Sassari porti la partita sui 90 punti  poi non vinci mai”.
Gran bella sfida, gli fanno notare i giornalisti sardi. “Vero, però ne avrei preferita una più brutta ma più solida. Nel primo tempo la mia squadra sembrava rappresentata da un gruppo di scolaretti di Oxford, tutti belli puliti e in ordine ma senz'anima. In questo palazzetto, invece, devi giocare con la faccia cattiva altrimenti quelli della Dinamo ti passano sopra. Nella ripresa abbiamo finalmente cambiato approccio facendo ricorso all'agonismo. A parte uno sprazzo da Nba di Diener, giocatore peraltro che mi ha costretto a sette scelte difensive diverse, devo ammettere che soprattutto in difesa è andata molto neglio. Pur non trascurando affatto i 19 assist fatturati in trasferta nella giornata in cui il tiro da tre non è stato paricolarmente efficace”.
A proposito di Diener e a proposito di ricette per limitarlo, nell'ultima azione della partita sul play di Sassari ci è andato Mian (cinque minuti in tutto) che nel secondo tempo non aveva nemmeno messo piede in campo. “Ma se devo spendere un nome, è proprio quello di Michele che chiamo in causa - sostiene l'allenatore dei brianzoli -: di solito non mangio funghi allucinogeni, sapevo quello che facevo chiamando lui in marcatura di Diener sull'ultimo possesso a 22 secondi dalla fine. E Miki è stato semplicemente perfetto”.
I play di Cantù, contro Diener, hanno accusato molte difficoltà. “Lui è più forte, tutto qui. Semplicemente fuori concorso quando si esprime così. Green non era in grande giornata, eppure con la sua stabilità siamo riusciti a portarla in porto questa benedetta partita”.
A  2'20” dalla conclusione, Trinchieri ha messo a sedere Markoishvili, con il georgiano reduce da una doppia tripla a segno. Motivo? “A un giocatore come lui che si era acceso e che va di fiammate ho preferito uno dal rendimento più basso ma più stabile quale Micov. Tutto qui”. Ancora in doppia cifra contemporaneamente Ortner e Marconato, non a caso nella gara in cui la Bennet si è espressa con il 67% al tiro su azione. “Sì, molto bene loro due. In particolare, ritengo sia stato Ortner a girare emotivamente il match con quattro efficaci giocate difensive nel terzo quarto”.
Trinchieri lascia raggiante la conferenza, alla quale invece Meo Sacchetti si accosta con il broncio: “Ci hanno fatto un sacco di complimenti, il pubblico ci ha applaudito a lungo, ma io non sono contento. Perché non si può esserlo dopo una sconfitta. Se devo prendere qualcosa di buono, cito l'atteggiamento della squadra e alcuni canestri davvero di alto livello”.

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