Il dubbio di Mian:
Bennet o famiglia?

"Mia moglie vorrebbe dare stabilità alla famiglia e tornare in Friuli ma a me piangerebbe il cuore lasciare Cantù"

CANTU' - Dei quasi 200 giocatori che hanno affollato i roster delle sedici squadre di serie A la stagione scorsa, Michele Mian rappresenta un caso isolato. E' infatti l'unico a non avere né un procuratore né un'agenzia che lo rappresenti. Un'eccezione, appunto, che fa ancor più clamore in tempi come questi, di mercato, in cui sono gli agenti a impazzare quand'anche a non dettar legge.
Trentotto anni compiuti nemmeno un mesetto fa, una carriera che a livello professionistico si protrae dal 1994, in nazionale dal 1997 al 2004 per complessivi 256 gettoni azzurri comprensivi di titolo europeo e argento olimpico, la guardia-ala friulana di Aquileia ha disputato le ultime due stagioni in maglia canturina.
Ma allora è ancora possibile sopravvivere ai procuratori in seno a un movimento sportivo che invece sembra voler dire il contrario?
In effetti si tratta di una scelta un po' particolare e forse pure rischiosa. Perché tu giocatore non puoi possedere tutte le coordinate del mercato, non sei ferrato sui prezzi e neppure aggiornato sulle dinamiche di tutti i club. Così, finisci per fare la richiesta che ritieni più opportuna e che magari non è adeguata alle "tariffe" che vengono abitualmente applicate.
Davvero non si è mai affidato a un agente che la rappresentasse?
No, c'è stato un periodo di circa tre anni in cui ho preferito delegare ad altri i miei interessi. E' accaduto in particolare l'anno dell'Olimpiade di Atene poiché volevo concentrarmi solo su quell'appuntamento. Dopodiché sono tornato a riprendere me stesso.
Sentendosi più sereno, immaginiamo.
Forse sono un tipo un po' sospettoso, ma preferisco gestire da me le mie cose. Rischiando e con la consapevolezza di guadagnare qualcosa in meno.
Ormai anche i ragazzini hanno un procuratore...
Non mi piace l'idea che un adolescente deleghi ad altri quando ancora non sai se diventerai un giocatore. Perché a 16-17 anni non puoi farlo. Personalmente, poi, un giocatore lo ritengo tale quando riesce a giocare in un certo modo e con continuità in serie A. Io ho cominciato a ritenermi un professionista praticamente all'alba dei trent'anni.
Veramente...?
Basti dire che sino a pochi anni fa sulla carta d'identità alla voce professione era indicato "studente". Ribadisco, professionista mi sono in realtà sentito molto più in là con l'età.
L'agente Mian come si sta muovendo per il cestista Mian in proiezione prossima stagione?
L'agente Mian sta conducendo una battaglia serrata con l'uomo Mian prima ancora che con il giocatore Mian.
Urge traduzione.
Sono dibattuto e in palese difficoltà. Da un lato, infatti, mi entusiasmerebbe giocare un altro anno a Cantù pur sapendo che gli spazi sarebbero ancor più ristretti. Dall'altro, però, c'è mia moglie Cristina che - soprattutto ora che è nato il secondo figlio - vorrebbe dare stabilità alla famiglia mettendo definitivamente radici nella nostra terra. Insomma, gradirebbe tornare a casa pur essendosi trovata benissimo da questi parti e con il nostro bimbo più grande, Lucio, che spesso domanda «ma quando torniamo a Montorfano?».
Ok, ma la società che dice?
La Pallacanestro Cantù con me si è comportata benissimo lasciandomi tutto il tempo necessario per decidere. Chiaro, a questo punto, che la scelta dovrà avvenire a breve.
Dovesse dar retta alla moglie?
Mi piangerebbe il cuore lasciare una città fantastica che impazzisce per la pallacanestro e nella quale ho trascorso due anni meravigliosi. Comunque andrà a finire, il calore dei tifosi mi resterà dentro per sempre.
Non giocasse più in Brianza, potremmo vedere Mian in una squadra vicino a casa?
No. Dovessi tornare in Friuli, non cercherei nulla e appenderei le scarpe al chiodo. Ciò significherebbe che la carriera l'avrei chiusa a Cantù.

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