Un tuffo nel ventennio
e tanti punti interrogativi

Attorno alle 13, per un gioco di luci e ombre, nella piscina Sinigaglia di Como - gioiello razionalista - prende vita la "M" di Mussolini. Molti storici frequentatori della vasca cittadina ricordano che, prima dei restauri (conclusi nel 2007), su finestroni, muri e colonne, c'erano altri simboli d'epoca fascista. Che fine hanno fatto?

di Maurizio Casarola

È il 1932 quando il geniale architetto Gianni Mantero, nato a Novi Ligure e trapiantato a Como a seguito  della famiglia di imprenditori tessili, intraprende i lavori per la realizzazione della Casa del Balilla nell'area del preesistente Stadio Giuseppe Sinigaglia.
Mantero ha già dato prova delle sue capacità di interpretazione dello stile architettonico razionalista,  lo stile adottato dal regime fascista. Un anno prima ha realizzato la nuova sede della "Lario", storica e blasonata società sportiva del remo. Anche il negozio di giocattoli "Mantovani", di fronte  ai Portici Plinio è opera sua; primo emporio della convalle con le scale mobili.  
Il complesso edilizio al termine della sua realizzazione nel 1936 consta di tre parti distinte: al centro la palestra e la sala scherma, a destra l'Opera Nazionale Balilla e a sinistra la Piscina "Giuseppe Sinigaglia". La facciata della palestra è una vera e propria opera d'arte che ancora oggi mostra tutta la sua bellezza, nonostante quello spazio dedicato alla pratica dello sport, giaccia in stato di semi abbandono da oramai troppo tempo. La parte che un tempo fu dell'Opera Nazionale Balilla oggi è in uso al Calcio Como, che dispone di quelle stanze per il riscaldamento dei giocatori.
Nell'entrata, resiste al tempo e ai cambiamenti della storia una grande aquila del Littorio sopra a un fascio. La piscina, contrariamente agli altri due settori testé descritti, sfoggia il meglio di se al suo interno.     Dopo il restauro durato sei lunghi anni, il giorno 11 maggio 2007, la storica vasca natatoria è tornata ad essere utilizzata dai comaschi. Tutto il complesso dedicato agli amanti degli sport dell'acqua è stato oggetto di un buon lavoro di ristrutturazione, nel rispetto di quello che è diventato un bene architettonico storico nazionale. Il fiore all'occhiello è lo stupendo trampolino a due piani. In questo caso, Gianni Mantero si superò in bravura, dimostrando che lo sport può servire anche da sprone per aguzzare l'ingegno.
Due paia di colonne arcuate, una avanti all'altra, sostengono al primo piano i trampolini dei tre metri, mentre al culmine del loro arco servono da appoggio alla piattaforma dei cinque metri. I corrimano e le scale in ferro nero, ben si intonano  con le piattaforme bianche e le colonne in azzurro. Sopra i lati lunghi della vasca corrono due corridoi per gli spettatori e nel lato opposto a quello del trampolino, una piccola tribuna offre la possibilità di avere una visione totale di tutto il complesso.
Finestre a forma d'oblò rischiarano tutta l'area senza che in pratica vi siano zone d'ombra. Qualche antico frequentatore della piscina, ricorda quando prima della ristrutturazione antichi simboli del fascismo campeggiavano un po' dappertutto, sui finestroni, piuttosto che sui muri o sulle colonne. Vennero rimossi con l'avvenuto ultimo restauro. Dietro ai trampolini, un grande lucernario di forma semicircolare, classicamente quasi sempre presente nell'architettura razionalista, diffonde luce nella vasca.
Quando il sole volge sopra il paese di San Fermo, i suoi raggi penetrano tra i finestroni del lucernario, passano attraverso la piattaforma dei cinque metri e poi si specchiano nelle acque della vasca. Ed è verso le ore 13, che nelle belle e chiare giornate di sole, in questo periodo di fine dell'autunno si può ammirare di quanto ingegno fosse provvisto l'architetto figlio degli industriali della seta. Una grande "M" si forma come per incanto nello specchio d'acqua al coperto, frequentato dai Comaschi settanta anni fa e oggi come allora, lido delle stagioni più fredde.
Un gioco, un'idea, una maestria. Sicuramente un modo per rendere omaggio a colui che in quell'epoca guidava il Paese, e che poi ne decise le sorti in seguito. L'ennesima dimostrazione che la genialità non ha colore politico ed è quasi impossibile cancellare quanto la mente umana riesce a realizzare, quando è motivata da ferrei convincimenti. 

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