Supersfida Cantù-Siena
Parla l'ex Pietro Aradori

Il giocatore bresciano è reduce da due stagioni in maglia Montepaschi e lunedì sarà tra i più attesi protagonisti del posticipo di campionato al Paladesio

CANTÙ - Non è la prima volta, visto che si è già giocata la Supercoppa di Rimini, vinta da Cantù; ma lunedì sera, nel match fra Chebolletta e Montepaschi Siena, Pietro Aradori si ritroverà di fronte al suo più recente passato, i due anni senesi fatti di successi continui fra campionato, Coppa Italia e, appunto, Supercoppa che ha cambiato indirizzo in concomitanza col passaggio del giocatore bresciano in Brianza.

Poi, dopo la felice parentesi estiva con la Nazionale, c'è stata anche qualche recriminazione da parte di Aradori a proposito delle sue stagioni in Toscana e della fiducia che avvertiva attorno a sè («ma quel che volevo dire l'ho già detto, ora non è il caso di tornarci su», chiude subito il discorso Pietro), quel che è certo è che Aradori ha ricordi ovviamente vivi.

«Sono stati due anni intensi, sicuramente importanti per la mia progressione di carriera; abbiamo vinto tanto, credo di essere salito di livello come giocatore e questi sono dati di fatto che non sono in discussione».

E, vista la costante supremazia senese delle ultime stagioni, viene da chiedergli quale fosse il "segreto" della Montepaschi, da scoprire da un giocatore che arrivava a inserirsi in un nucleo più che vincente.
«Uno degli aspetti che aiutano molto a raggiungere risultati simili è quello di avere un'ottima organizzazione, sia dal punto di vista tecnico che da quello societario, con la massima attenzione anche ai minimi dettagli. E per quanto riguarda l'aspetto agonistico è stato sicuramente determinante, e ha fatto la differenza in queste stagioni, la capacità di tenere tanti giocatori importanti a costituire il nucleo della squadra».

E un altro lato della continuità della Montepaschi per Aradori «sta nelle tante ore passate in palestra a lavorare assieme, per conoscerci sempre meglio sul piano tecnico e agonistico».

Leggi l'intervista integrale nell'edizione de La Provincia in edicola lunedì 26 novembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA