«Aberrante ipotizzare
la ripresa dell’attività»

I medici della serie C non ci stanno. La presa di posizione.

CALCIO

«Se l’attività ricomincia, io mi dimetto immediatamente». Non è il proclama di un ultras, ma di un medico. Nel caso specifico, il medico sociale del Gubbio. La presa di posizione del dottor Giangiacomo Corbucci, responsabile sanitario della squadra allenata da Vincenzo Torrente nel girone B della serie C, è del resto lo specchio del pensiero già espresso in maniera molto chiara da tutti i sessanta medici di Lega Pro riunitisi con il presidente Francesco Ghirelli nei giorni scorsi.

Difficoltà di attuazione dei protocolli, responsabilità troppo elevate. Ma soprattutto rischio reale.

«Fino al momento in cui non sarà trovata una terapia efficace o un vaccino in grado di contrastare il Covid 19 - dice Corbucci – il solo ipotizzare una ripresa dell’attività di preparazione a metà luglio o a metà agosto è, dal punto di vista scientifico, aberrante. Il calcio è sport di contatto, nessun protocollo può garantire il rischio zero». Dubbi che si insinuano pesantemente, dunque, anche su come ricominciare la prossima stagione, al di là della sospensione definitiva di quella attuale.

La polemica dei medici riguarda in maniera precisa la responsabilità civile e penale che ricadrebbe su di loro in caso di positività di un giocatore. «Se i medici non saranno tutelati si dimetteranno - ipotizza Corbucci -. Per quanto mi riguarda, se non si trovano terapie o vaccini e si vuole ricominciare a giocare, io lo farò immediatamente». Una posizione dura, ma sicuramente comprensibile e che rischia di creare ulteriori problemi alle ipotesi di ripartenza. Perché in questo momento l’aspetto sanitario è il punto fondamentale, l’unico che conta per poter tornare anche solo ad allenarsi.

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