Arnaboldi realista: «La pista?
Utile ma improponibile»

Il ds del Canturino: «Montichiari è lontana e la scuola non può essere sacrificata alla bicicletta».

Correre su pista? «Se ci fosse un velodromo a disposizione a Milano, di sicuro». Andrea Arnaboldi, direttore sportivo del Club Ciclistico Canturino 1902, non fatica a spiegare la scelta di non iscrivere i suoi ragazzi alle gare invernali su pista.

La motivazione non sta in una sorta di “allergia” alla disciplina («correre in pista farebbe sicuramente bene ai nostri ragazzi. Peccato, però, che per farlo dovrebbero sacrificare troppo tempo», dice), quanto nella distanza chilometrica che separa la Brianza dal principale velodromo lombardo, quello di Montichiari, nel Bresciano.

«Se si vuole intraprendere una disciplina - spiega - bisogna farlo bene. Inutile dire che per ottenere risultati su pista è necessario frequentarla assiduamente, vale a dire quantomeno un paio di volte la settimana».

Proprio a questo punto della discussione, però, casca il classico asinello: «Per fare un’ora di pista a Montichiari occorrono minimo due ore ad andare e due a tornare. Ciò significa che se radunassimo i ragazzi dopo la scuola, li riporteremmo a casa la sera, stanchi e senza più stimoli per fare la cosa necessaria alla loro età, vale a dire studiare».

Il pedale, insomma, è importante; fondamentale, prima ancora del ciclismo, è la scuola, elemento che Arnaboldi giudica non sacrificabile sull’altare dello sport, almeno a questi livelli. «È impensabile che i ragazzi diano priorità non alla scuola ma alla pista».

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