Arrigoni a Varese: «Ma 21 anni
di Cantù non si cancellano»

Bruno Arrigoni, icona canturina, è ora diventato il general manager dell’Openjobmetis Varese.

«Fosse per me, per la mia indole, io resterei sempre nello stesso posto. Talvolta, però, sono gli altri a non essere d’accordo con il sottoscritto e così mi costringono a cambiare. Altro giro, altro regalo: ora eccomi a Varese». Bruno Arrigoni, dall’altro giorno, è ufficialmente il nuovo general manager dell’Openjobmetis.

Lo sa, vero?, che per uno come lei che a Cantù c’è stato una vita lavorare ora per Varese significa essere passato dall’altra parte della barricata. «No, non significa niente. Cantù è casa mia e tale resterà. Perché 21 anni lì, sono 21 anni lì. Non una semplice toccata e fuga. E in Brianza conservo amicizie forti. Ma a Varese ho messo piede per la prima volta nel lontano 1973 vivendo gli anni belli di Gamba, dell’Ignis, delle Coppe Campioni, dei campioni di tutto. Poi avrei fatto anche delle scelte sbalestrate, ma dove in fondo ho raccolto le mie belle soddisfazioni. E Cantù, in quest’ottica, ha di certo avuto un ruolo preponderante». E Arrigoni spiega il senso di quest’ultima affermazione. «Nella prima metà degli Anni Novanta - fa presente - mi ha tirato fuori da un momento professionalmente poco felice e non finirò mai di ringraziare la famiglia Allievi e Gianni Corsolini per aver creduto in me aprendo una linea di credito nei miei confronti. Dopodiché, una volta allontanatomi, nel 2002 ecco un’altra ciambella di salvataggio recapitatami in Brianza dalla famiglia Corrado. Insomma, nei confronti di Cantù io ho un debito di riconoscenza non grande, bensì enorme».

L’intervista completa sull’edizione de La Provincia in edicola venerdì 26 giugno

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