Ballabio, allenatrice per un giorno
«Io, acquistata per otto palloni»

Basket - L’ex campionessa Comense ha guidato il gruppo Under 16 del Villa Guardia

BASKET

Quei famosi otto palloni che la Comense diede al Carugo per comprare la sedicenne Viviana Ballabio… Iniziava così la carriera di una giocatrice entrata nella leggenda del basket e nel cuore di tanti tifosi della Comense. Un aneddoto che le ragazze dell’Under 16 del Villa Guardia, allenate per un giorno dalla stessa Ballabio, non possono certamente conoscere.

Prosegue così la bella iniziativa del Villa Guardia che mensilmente porta un personaggio del basket comasco a dirigere un allenamento delle giovanili. Stavolta con le ragazze c’era la storica numero 10 nerostellata della Comense. «Magari farò altri allenamenti, ma la disponibilità è sempre legata a mio figlio Federico”»,spiega “Vivi”.

Come è stato mettere i panni di allenatrice ? «Erano anni che non entravo in palestra in tuta e scarpe da basket ma è bastato poco e mi è venuta la voglia di fare. Avevo allenato solo il minibasket a Carugo, e con le ragazze è stato diverso perché si fa un gioco un po’ più organizzato. Mi rendo conto però che rispetto ai miei tempi non è facile motivare i giovani, perché oggi hanno mille altre occasioni».

E a soli 16 anni Ballabio debuttava in serie A1. Altri tempi. «All’età che hanno queste ragazze, per me la pallacanestro era la cosa più divertente che potessi fare. Era l’opportunità. E quando mi chiesero di andare alla Comense fu la grande opportunità. A loro però ho detto che devono sì divertirsi, ma anche impegnarsi e fare fatica per godere dei risultati».

Fu un’epoca memorabile. Quale il ricordo più bello? «Il primo scudetto perché è come il primo amore, ma anche l’ultimo perché è quello della stella, dopo un infortunio e a fine carriera. Senza dimenticare le due Coppe dei Campioni, e la nazionale con le Olimpiadi. È stato un periodo fantastico e aggiungo irripetibile. Vittorie che sono rimaste nel tempo e hanno coinvolto tanta gente. Ancora adesso incontro persone che mi salutano come la capitana della grande Comense. Eravamo le più forti. Oggi Schio è una signora squadra ma non c’è paragone con noi».

Com’è la storia dei palloni ? «Vennero Rossetti, Daverio e Gorla. Noi di Carugo eravamo appena state promosse in C e io sebbene giovane ero titolare. Allora mio padre chiese delle giocatrici in cambio. Loro gli proposero dei palloni, e lui fece per andarsene. Lo rincorsero, e si accordarono su entrambe le cose». 
(Simone Clerici)

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