Ai love dis gheim, ovvero
la versione di Gianni

Corsolini firma l’ennesima puntata della rubrica più longeva del nostro giornale: imperdibile

Ho passato un bel weekend nel Nord-Est, partecipando con amici baskettari a qualche incontro molto stimolante, che mi ha consentito un tuffo nel mio mondo. È cominciato a Godega S.Urbano in Friuli, al convegno su “ Sport di squadra, sacrificio e relazioni con giovani, istruttori e genitori”.

La guest star era Carlo Recalcati che è stato interrogato sulle sue esperienze specie dai tecnici e dai genitori. La ricetta di Recalcati è basata sul rispetto delle regole dei genitori nei confronti dei ragazzi, degli istruttori, degli arbitri e viceversa. Ha insistito soprattutto sul linguaggio da usare nei confronti dei ragazzi. Deve essere adeguato al costume di oggi, senza le consuete riserve inutili e contro producesti tipo: «I ragazzi oggi sono frastornati dal mondo mediatico». Se vengono, infatti, coinvolti in un modo congeniale a loro, ti seguono.

La sorpresa positiva è stata la serie di intervent ida parte dei genitori. Dopo Recalcati è stata la volta di Cleonte Zat, preparatore atletico che ha cominciato con il calcio a Conegliano, seguendo poi Dal Cin all’Udinese nell’anno di Zico. Da qui’ ha proseguito 3 anni a Saragozza, poi 2 anni al Real Madrid. Zat si è espresso su vicende umane e sui rapporti con i vari staff societari: il calcio è sempre il calcio, le domande innumerevoli.

Dopo di lui è intervenuta Marcella Bounous docente di psicologia a Ca’ Foscari, che ha insistito sul dialogo con i giovani adeguato al loro mondo. Comunque lei è baskettara e ha gestito in modo professionale, appassionato e intelligente il dibattito. Io ero ospite inatteso e ho seguito il filone della Bounous, indicando come prioritario il problema della passione.

Un giorno ò stato dedicato alla “Misericordia” a Venezia e all’incontro con i “Maturi Baskettari” . Ho telefonato all’amico Massimo Casarin chiedendogli se veniva nella Serenissima. Dispiaciuto ma doveva rinunciare . Tenete conto che Casarin è stato grande amico e collaboratore di Giancarlo Ligabue per 40 anni ed ancora adesso collabora col figlio per portare avanti la Fondazione del doge di Venezia.

L’ospitalità è stata del sindaco di Venezia Brugnaro, patron della squadra di basket veneziana, l’Umana. La scaletta degli interventi è stata preparata da Maffei, Buzzavo e Gorghetto . Sono stato coinvolto per primo. Compito non facile perché Ligabue è stato l’imprenditore che ha servito le vettovaglie di migliaia di navi in tutto il mondo ma è stato l’italiano che ha forse onorato il nostro paese come pochi altri in qualità di cittadino del mondo con le sue ricerche archeologiche nel deserto del Teneré e nei territori degli Ynca .

Il mondo del basket ha avuto un testimonial eccezionale. Io l’ho conosciuto a fondo quando ero in Lega e diverse volte sono stato ospite nella sua dimora in S.Samuele, che poteva essere tranquillamente una location per un film di Visconti . Gli ospiti a turno potevano essere i candidati al Premio Campiello o architetti di grido o giornalisti.

Ricordo che una sera mi disse: «Stai tranquillo, ti prego non parlarmi di birra . Di questo parleranno i tuoi collaboratori con Massimo». Gli ho risposto: «Dottore in casa sua quasi tutte le persone su una valutazione da 1 a 100 raggiungono minimo 500, per non parlare di lei : fuori portata. Io da 1 a 100 è gia buona che arrivi a - 100».

«Adsso cambi registro e mi dai del tu l- la sua controbattuta -. Ricordati che noi siamo emiliani, siamo sinceri e onesti. Poi siamo verdiani. I miei antenati sono partiti da Reggio Emilia con un barcone. La metà era occupata da tutto quel che avevano. Hanno raggiunto Venezia per via fluviale con l’arrivo in laguna. Insomma emiliani e verdiani. Diamoci del tu».

La Misericordia per me rappresenta la prima volta che sono andato in panchina Ero assistente di Dino Fontana al Moto Morini e per una sua malattia l’ho sostituito. Sconfitta 52-47 ma sull’altra panchina c’era Enrico Garbosi, il mito. Alla fine della giornata sono rientrato in Lombardia accompagnato da Della Fiori, la moglie Elena e l’amico Polato. Si sono presi la loro dose di barbosità del sottoscritto, Dio gliene renda merito.

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