Allievi: «Cantù e la Fortitudo
Il Pianella al posto di Magnifico»

Aspettando domenica, la figura storica della società apre il baule dei ricordi

«Se penso che per poter acquistare il Pianella da Antonio Borghi e Francesco Corrado, papà rinunciò all’ingaggio di Walter Magnifico, che poi andò a Pesaro...». Che la sfida con la Fortitudo di domenica, e torna dopo dieci anni, non sia affatto normale, ce ne si accorge anche da quel baule di ricordi che in tanti, a Cantù e dintorni, stanno aprendo in questi giorni di vigilia.

Lo ha fatto per noi anche Roberto Allievi, un tempo braccio destro del padre Aldo al comando della società e ora membro effettivo del consiglio di amministrazione del club stesso.

«Con Magnifico, avremmo inserito una pedina fondamentale nella squadra di Pierluigi (Marzorati, ndr), Antonello (Riva, ndr), Flowers e gli altri e probabilmente avremmo potuto vincere per tanti anni. Invece abbiamo preferito blindare il futuro della Pallacanestro Cantù».

Un po’ come state cercando di fare adesso.

Infatti. Pare quasi impossibile, ma sono passati solo poco più di sei mesi da quando rilevammo la società da Dmitry Gerasimenko e direi che abbiamo già avuto un risultato straordinario, ovvero quello di essere quasi sul punto di completare il budget 2019/2020. Che contiamo di fare entro fine anno, grazie magari anche all’ingresso di nuovi sponsor che hanno già manifestato il proprio interesse.

Impresa, la vostra, non di poco conto...

Considerando soprattutto da dove eravamo partiti. E cioè dal dover ristrutturare il debito pregresso. Operazione che ci siamo presi in carico solo con risorse nostre e che dovrà contribuire alla costruzione di un futuro tranquillo, che all’inizio si è ipotizzato su un medio termine di tre anni, ma che necessariamente deve guardare almeno ai dieci.

E nel momento più delicato della stagione, arriva forse la gara più sentita. Non fosse altro per l’attesa...

Vero. Ma la gara è importante a prescindere, perché noi innanzitutto dobbiamo fare punti. Quando si è costruito l’organico, decidendo di puntare anche per questioni di budget su giovani e rookie, era ben chiaro il fatto che prima o poi, durante la stagione, qualche momento di difficoltà dovessimo incontrarlo.

Per cui?

Per cui adesso c’è bisogno che i giocatori prendano coscienza del momento, mostrando un senso di responsabilità che vada oltre il fattore tecnico, e riguardi partecipazione e cuore.

Non facile, però...

Non facile in considerazione del fatto che su un gruppo giovane gravino tante variabili. Però ho un paio di certezze.

Quali?

La prima coinvolge pure il nostro meraviglioso pubblico. Perché questa squadra ha dimostrato di essere molto sensibile alla forza che i tifosi, specie in casa, possono garantirle. E questo potrebbe essere un aspetto fondamentale domenica.

E la seconda, già che ci siamo?

Il ds Daniele Della Fiori, in sintonia con il tecnico Cesare Pancotto, questi giocatori li ha scelti uno a uno, sapendo quello che avrebbero potuto darci. Ora sta a loro dimostrarlo una volta per tutte, principalmente a livello di motivazione. Mi tranquillizza molto il fatto che ad allenarli sia uno come Pancotto, l’uomo giusto per realtà come la nostra. Non dimentichiamo che il nostro obiettivo era e rimane la salvezza».

A fronte dell’esposizione mediatica della diretta in chiaro su Raisport, di certo l’orario (ore 20.45) non aiuta.

Non ditemelo. Però confido sull’attaccamento della nostra gente e proprio sul fatto che questa visibilità dia carica anche ai giocatori.

Chissà quanti ricordi le evoca la sfida...

È nella storia del club. Milano, Varese, Bologna e io ci metto pure Pesaro. Mai partite banali.

In campo e fuori.

Con Bologna poi...

Sarà per via delle due piazze, Fortitudo e Virtus, sarà per via del palazzetto di piazzale Azzarita che profuma di tradizione, sarà per mille e altri motivi. Pur se quello che sentivamo di più era il confronto con le V nere di Gianluigi Portelli, alla sfida contro la “Effe” non ci siamo mai sottratti.

A confronto anche diverse filosofie...

Vero. Direi due diversi concetti di società. Noi sempre con sponsponsor forti e aggrappati agli incassi del botteghino. Loro invece con fortissimi introiti derivanti dalla biglietteria e con abbinamenti non sempre così di peso. Di sicuro realtà differenti, ma possiamo tranquillamente dire che, nel periodo 1974/1990 e oltre siamo sempre riusciti a competere alla pari.

Con quella magnifica tradizione, targata papà, di ospitare a fine gara i giornalisti inviati. Quante serate le sono toccate al Giardinett, vero?

Tante tante. E Bologna, anche in quest’ambito, ha sempre fatto scuola per la grande partecipazione. Mi ricordo di Gianfranco Civolani, il Civ, e poi Andrea Tosi, Walter Fuochi, Angelo Costa, Maurizio Roveri e Alberto Bortolotti, che poi fu anche al fianco ai tempi della mia presidenza in Legabasket, tanto per fare dei nomi.

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