Allievi: «Il modello per Cantù?
Un club senza padrone alle spalle»

Il presidente spiega le strategie per le prossime stagioni

Presente e futuro, ma anche un piccolo salto indietro per mettere un paio di puntini sulle “i”. Il presidente Roberto Allievi guarda avanti, a quella che – al momento – dovrà essere la stagione della risalita. Non prima però di aver chiuso il cerchio su quella appena passata.

«Non ci aspettavamo di retrocedere, pur sapendo che sarebbe stata una stagione difficile. Prendo tutte le responsabilità del caso e non contesto i verdetti del campo. Mi permetto solo di rilevare che la stagione sia stata molto particolare: abbiamo giocato e vinto con Roma prima che si ritirasse, con effetti sulla nostra classifica, e abbiamo subìto due volte gli effetti del Covid, entrambi devastanti. Riterremmo giusto un ripescaggio, non perché defraudati, ma perché le situazioni non ci hanno aiutato».

Doverosa premessa, prima di voltare pagina: «La stagione che verrà sarà in A2 con l’ambizione di risalire immediatamente. Qualora ci fosse data la possibilità di partecipare alla A, saremo in grado di farlo con una squadra che ci possa consentire di salvarsi, ma anche competitiva. Lo dico alla luce del lavoro straordinario fatto in due anni e mezzo, da quando la proprietà è tornata ai canturini. Abbiamo quasi sistemato il debito e il bilancio in pareggio. Le condizioni economiche e finanziarie per affrontare le prossime stagioni ora ci sono».

Il sogno del presidente è portare il club al taglio del nastro del nuovo palasport: «Il piano industriale ci consentirà di crescere come budget, grazie a un lavoro incredibile di chi sta lavorando al progetto, ai nostri sponsor principali che ci hanno dato un sostegno e i piccoli sponsor locali che non ci stanno abbandonando. È un progetto industriale valido, che non sarà compromesso dalla A2».

Saranno anni di crescita per Cantù: «La simbiosi tra Pallacanestro Cantù e Cantù Next è la premessa fondamentale per il piano di sviluppo: lavoreremo a stretto contatto. Il mio obiettivo è creare un modello societario: senza un padrone alle spalle, serve una strategia per l’autosostentamento con ricavi propri. Parlo di sponsor, di biglietteria, di merchandising. Qualcuno si è dimenticato che nelle casse del basket, senza pubblico, non sono entrati 18 milioni di euro: senza 5-600 mila euro a bilancio si può far fatica. Noi abbiamo deciso di fare bilancio in pareggio, altre forse sono in perdita: noi abbiamo pagato con la A2, ma sono sempre convinto che il sesto giocatore, in questo contesto storico, sia l’equilibrio economico finanziario».

Ma la squadra è sempre al centro dei suoi pensieri: «Non sapremo nulla del nostro destino prima del 15 luglio, ma cominceremo a mettere tasselli importanti anche per un’eventuale serie A. Il primo potrebbe essere Bayehe, che ha contratto, con Pecchia e Procida abbiamo parlato, offrendo loro un ruolo da protagonisti. Gli italiani? Noi abbiamo il Pgc, una continuazione del college di mio padre: i ragazzi più interessanti sono monitorati, con Frates e Arrigoni questo lavoro proseguirà».

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