“Beppe” e “Barabba”
le ali inarrivabili

Prosegue il nostro viaggio tra i migliori cinque canturini della 1968 in ogni ruolo. Bosa e Bariviera sono stati decisamente i due più interpreti dello spot di “3”.

A 16 anni aveva già debuttato in serie A. Era il 1980 e lui, classe 1964, padovano di Cittadella, si affacciava nella Squibb allenata da Bianchini. Aveva fatto stravedere alle finali nazionali junior, segnando un sacco, ma nella prima squadra di Cantù c’erano già big riconosciuti tra italiani e stranieri, indi per cui per ritagliarsi sempre più spazio avrebbe dovuto puntare molto sulla difesa. Gli venne talmente bene che in Brianza giocò per 15 stagioni di fila (quarto di sempre, alle spalle di Marzorati, Recalcati e Riva) collezionando sei trofei (tra i quali uno scudetto e le due Coppe Campioni).

Un 2.04 che ha iniziato da ala piccola (a quei tempi era normale vedere nel “3” giocatori di due metri) per poi chiudere la carriera da “4”, avendo messo su intanto un discreto tiro da 3, pure se la meccanica - con le braccia alte sopra la testa - non era esattamente da puristi. Punto di forza, il passo d’incrocio immarcabile. E indimenticabile.

Se Bosa è l’ala migliore negli ultimi 50 anni della Pallacanestro Cantù, non tanto distante si posiziona Renzo Bariviera - trevigiano, classe 1949, 2.02 d’altezza - cinque stagioni in biancoblù (con 153 presenze e 1.663 punti) con sei trofei all’attivo (che si aggiornano a 14 se si aggiungano quelli conquistati, prima e dopo, con la maglia di Milano). Da queste parti “Barabba” giunse nell’annata 1978-79 alla Forst. A sua volta, come Bosa, divenuto più ala grande nella seconda parte di carriera, giocava fronte a canestro e aveva un discreto tiro dai 5 metri. Spesso gli veniva lasciato un quarto di campo per prodursi nel suo efficace 1contro1.

Alle spalle di queste due icone, ecco spuntare un giocatore di questi tempi quale Awudu Abass. Il ragazzo di Como - classe 1993 (1.98, sei stagioni a Cantù con una Supercoppa) - allevato in casa e svezzato in serie A nella stagione 2010-11. L’esuberanza atletica la sua dote principale sin da giovane (e pure la difesa è un suo piatto forte) alla quale sta cercando - riuscendovi - di aggiungere un più credibile tiro dall’arco dei 6.75.

Dieci annate consecutive in Brianza (con 7 trofei in bacheca) tra il 1977 e il 1987 per il compianto Denis Innocentin - 2.184 punti realizzati in 331 presenze di campionato per il classe 1961, alto 1.96 - che delle ali di quel periodo era quella che più si avvicinava a guardia perché aveva più destrezza, più ball handling e naturale capacità di passaggio. Un precursore perché sarebbe stato un “3” moderno. Inoltre, “Lupo” (questo il suo soprannome) lottava forsennatamente e difendeva efficacemente.

Simile a Innocentin, è stato Franco Meneghel - friulano classe 1949, sei stagioni canturine negli Anni 70 con sette trofei in archivio - grandissimo tiratore (micidiale in allenamento, più altalenante in partita) piedi a terra (non c’era ancora il tiro da 3, altrimenti avrebbe realizzato bottini ancor più copiosi).

Nomination, infine, per Antonio Farina, classe 1947, sette stagioni qui con 4 trofei, “fisicone”, buona mano sia dalla lunga sia dalla media distanza in arresto e tiro.

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