Biella: «Cantù, continua a fidarti
Squadra e società vogliono far bene»

Parla lo sponsor che è anche consigliere di amministrazione del club biancoblù

Sponsor, consigliere di amministrazione e tifoso. Per un ordine che, anche cambiando i fattori, darebbe lo stesso risultato: Antonio Biella. Colui che viaggia a quasi un anno dal giorno in cui, decidendo di affidare il proprio marchio Acqua San Bernardo alle maglie della Pallacanestro Cantù, divenne una delle prime - se non la prima - ancora di salvezza del glorioso club.

Stiamo per spegnere la prima candelina...

Allora ci sarà da festeggiare. Abbiamo salvato, e dico abbiamo perché qualcosa ci ho messo anch’io come azienda e come Antonio, la società dopo un periodo travagliato.

Un abbinamento che, tra l’altro, ha portato bene fin da subito.

Infatti, e penso che quella lunga striscia positiva attorno al Natale abbia dato il “la” a ciò che si è concretizzato poi a febbraio, dall’acquisizione della società all’acquisto, da parte di Davide “santo subito” Marson, del Pianella. Siamo stati bravi a unire gente che, in una maniera o nell’altra, non ha avuto problemi a metterci garanzie, soldi e faccia.

E ora?

Ora siamo partiti bene. Con un budget ridotto, ma anche con la vittoria in due partite difficili, contro squadre che giocano anche le Coppe. Intorno alla società, poi, c’è un bell’ambiente e si è mosso un bel sistema di fiducia e di soggetti economici.

Che però pare non bastare mai...

Il problema è sul lungo periodo. Perché lo sport in Italia non può che essere lo specchio del Paese. Chiaramente c’è gente che ha qualche problema in più ed è normale assistere a un attimo di sofferenza. Ma questo per noi è un punto di partenza. Ora abbiamo buone fondamenta, se poi tutti, e non solo Cantù, scegliessero di ridimensionarsi parametrandosi al momento di crisi generale, forse sarebbe meglio.

Pur con il massimo rispetto per chi c’era e non ha mai mollato, lei arrivo quasi in una “non società”. Ora che vi siete dati una struttura come va?

Meglio, indubbiamente. La cosa aiuta, soprattutto ci serve a programmare anche il lungo periodo. Relativamente facile ingaggiare uno come Jefferson, specie se hai la forza economica per contrattare. Molto più complesso, come abbiamo fatto noi, allestire una buona squadra e futuribile con risorse così inferiori, sfruttando conoscenza e capacità del gm Daniele Della Fiori. Le stesse capacità che un professionista come Luca Rossini ha messo nell’organizzazione societaria, lasciando le mani libere all’ad Andrea Mauri, il nostro capitano, uno che - dalla “non società” che c’era in avanti - ha saputo ricoprire tre o quattro ruoli contemporaneamente.

Il capitano?

Si uso la metafora della barca. Perché la squadra societaria è composta da persone diverse, ognuna con le proprie idee e competenze. Attitudine eterogenee, ma la determinazione verso un unico obiettivo: la fortuna della Pallacanestro Cantù. Più forti sono le braccia per remare e più si può fare strada, ma senza uno che incanali le energie tutto sarebbe vano. Il nostro uno è lui, Andrea.

E la squadra che va in campo?

Giovane, con tecnica e di qualità. Ora deve amalgamarsi velocemente ed esprimersi al meglio. L’obiettivo, lo sapete, è la salvezza, poi penseremo a divertirci. Do a tutti, anche ai nostri tifosi, l’appuntamento dal 10 novembre in poi: avremo un ciclo di 10 partite con 8 contro squadre forse abbordabili.

Lei ci pare, tra l’altro, che sia in serie positiva...

Effettivamente... Sono stato a Brindisi e poi ho visto solo la gara in casa con Trento: in pratica sono 2 su 2. L’importante, quindi, è che io vada...

E domani andrà a Cremona?

Sì.

Piaciuto quell’inserimento biancoblù, firmato Cinelandia, sulla “sua” maglia biancoverde

No.

No?

Temo di essere incappato in un lapsus freudiano, ma passatemelo per cortesia. Il no, ovviamente, lo ha detto il tifoso che c’è in me. Poi ci sono le regole del gioco e la possibilità di aprire a nuovi partner importanti come Cinelandia. Il biancoverde è il simbolo nostro e mi pare che fin qui abbia portato sempre bene. All’inizio, forse, avevo avuto qualche remora nell’incidere così tanto sui colori sociali. Poi però mi ha confortato Roberto Allievi, dicendomi che anche ai loro tempi abbinamenti importanti come Oransoda e Forst, ad esempio, erano riusciti a imporre le caratteristiche cromatiche.

Quindi le fa meno effetto vedere San Bernardo sul biancoblù del Como?

In quel caso può passare... Siamo una famiglia comasca, che per oltre un secolo e mezzo ha detenuto il marchio Spumador. Ovvio che questa provincia rappresenti la nostra casa. Colori e bandiere, per noi sono tutti uguali. Potessimo, cercheremmo di soddisfare tutte le richieste. Del Como c’è piaciuto il fatto che si tratti di una società molto seria e che ragiona da grande. Che ha capito che una politica di marchi possa rappresentare il valore aggiunto. Ci siamo, insomma, scelti insieme.

Possiamo, però, tranquillizzare i cugini canturini che non devono essere gelosi...

Assolutamente sì. A parte la differenza marchiana tra essere da una parte il main sponsor e dall’altra quello di maglia, il tutto rientra nella strategia della “polisportiva del cuore” che abbiamo messo in atto. Se vi ricordate, già l’anno scorso tutte le società che noi sponsorizzavamo fecero il gesto, non solo simbolico, di acquistare un abbonamento della Pallacanestro Cantù per il girone di ritorno. È necessario aggregarsi, perché è molto più importante la sostanza che la formalità.

Per un obiettivo che...

Che ovviamente non deve essere quello di guadagnarci, ma sostenere un intero movimento, cercando di essere più sostenibili possibile. Cantù e Como, ad esempio, si devono aiutare l’altra. Da una parte ci sono più partner e dall’altra professionalità più esperte: scambiandosi idee e vissuto, può nascere una partnership redditizia per entrambi.

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