Biella: «Il gruppo c’è, la squadra cresce
Cantù ha le qualità per vincere»

Parla lo sponsor e dirigente della squadra biancoblù: «Grazie a chi viene a sostenerci al palazzo»

Nessuno come lui, in questo periodo, è stato vicino alla squadra («quattro partite in sei giorni, non male»). E ridurre Antonio Biella al ruolo di sponsor appassionato sarebbe delittuoso. Lui è dirigente e diligente (nella presenza). Ma è soprattutto tifoso della Pallacanestro Cantù.

A proposito di tifosi, signor Acqua S. Bernardo, Sodini proprio a loro ha dedicato parole al cachemire.

E ha fatto molto bene. Ero lì, ho sentito e mi è piaciuto molto. Bisogna ringraziare chi ci sostiene. Anch’io ,del resto, mi sono sentito ringraziato per tutto il tifo che garantisco. E fa piacere.

Cantù, si sa, non è piazza normale...

Vero. Qualche critica ci sta. D’altronde abbiamo un parterre molto esigente. Abituato bene. Di palato fine. Siamo quelli che ricordano la Regina d’Europa e le finali di Coppa. Ma un pensiero non può che andare a chi viene, acquista il biglietto e ci sostiene.

Siamo alla vigilia dell’allargamento delle presenze. Cosa le passa per la testa?

Che si torni a tifare, una volta per tutte. Rispetto tantissimo la scelta degli Eagles e non mi permetterei mai di criticarla, anche per il rispetto di quello che hanno fatto in questi trenta e rotti anni, ma l’ambiente greco che ho visto a Roseto - nel momento della finale di Coppa di B con Cividale - mi ha fatto venire nostalgia. Un’immagine stupenda che i nostri Eagles, che sono i migliori del mondo, sono in grado di riproporre ancora meglio. Quelle immagini di tifo, cori e canti che mi fecero innamorare di Cantù da bambino.

Ci accontentiamo di quelli che sono venuti anche l’altra sera?

Di più. Non finiremo mai di ringraziarli. Sono la linfa, una delle nostre risorse.

Nel frattempo, piano piano, la squadra sta crescendo. E lei, il dirigente che più è stato a contatto nei giorni della Final Eight in Abruzzo, può confermarlo.

Tra Roseto e l’altra sera con Pistoia abbiamo avuto la dimostrazione di come il gruppo ci sia e di come abbia risposto all’infortunio di Luigi Sergio e alla forzata sostituzione di Robert Johnson.

Tegole, queste, che secondo lei hanno fortificato lo spirito?

Direi proprio di sì. E si vede a occhio nudo da fuori, ancora di più da dentro. La squadra è più unita. E l’amalgama cresce. In campo, ma non solo.

La Coppa Italia l’ha confermato?

Abbondantemente. Nelle prime due partite e fino al terzo quarto contro Udine. Ho visto tanta qualità nel gioco. Un po’ ancora a sprazzi, è vero, ma fa molto ben sperare. Stiamo facendo passi da gigante.

Verso quale direzione?

Verso il nostro obiettivo. Che era, e rimane, vincere. Ci sono più che ragionevoli motivi per pensare che gliela si possa fare.

Qual è la forza di questo gruppo?

Proprio l’essere gruppo. Non c’è un leader trascinante, ma ce ne sono tanti, dal punto di vista tecnico, dell’esperienza e dello spogliatoio. Vale, mi par di intuire dalla mia esperienza anche in Coppa, il “tutti per uno e uno per tutti”. Credo molto in questa squadra.

Perché?

Perché ci si aiuta l’un l’altro. Perché gli esperti come Cusin e Da Ros non fanno mai mancare i consigli. Perché c’è un gruppo molto affiatato, sia in campo sia al livello degli staff.

Dal punto di vista tecnico come la vede?

Mi piace un sacco il fatto che la squadra abbia diverse soluzioni d’attacco e che sia tutto, insomma, tranne che monotematica.

Quanto le è andata di traverso la finale persa contro Udine?

I ragazzi hanno dato il massimo, di più, davvero, non potevano fare: sono arrivati senza benzina. Ero stanco io a vedere dalla tribuna tre partite, figuriamoci loro. Hanno pagato il Covid che, anche se fatto in forma lieve,non ha dato possibilità di allenarsi e preparare meglio le partite. Mi tengo le due belle vittorie contro Verona e Scafati e vi dico che non sono per nulla deluso. Certo, perdere non fa piacere a nessuno, figuratevi a un tifoso come me, ma abbiamo dato davvero tutto quello che avevamo. Sono orgoglioso, perché ho visto l’impegno che la squadra ci ha messo.

L’esito di quella gara potrebbe avere cambiato i rapporti di forza del campionato?

Certo. Adesso innegabilmente è Udine la squadra da battere. Lo ha dimostrato contro di noi, sul campo. Ma non è detto che sia un male, anzi. Un po’ di pressione anche a loro, adesso. Noi ce la portiamo addosso dall’inizio...

Situazione pericolosa?

Perché? In Coppa arrivano le migliori otto delle trentadue del campionato, noi siamo entrati nelle due più brave, battendo le più quotate dell’altro girone. Direi che potremmo firmare perché possa essere così anche alla fine, con Cantù e Udine davanti a tutte.

Ci par di intravedere un bel tot di fiducia...

Sono molto fiducioso. Ora potremo solo cresce, Potrà farlo Bryant, che è con noi da sole sei/sette partite. Lo sarà di sicuro per Allen, che è sempre stato in trend positivo. Io vedo molto bene il duo Stefanelli-Bucarelli, che parta in quintetto o esca dalla panchina. Bayehe non potrà che dimostrare perché l’anno scorso era titolare in A1 e poi, passatemelo, io adoro Da Ros, che in Coppa e quando le partite contano ha fatto vedere come la classe non sia acqua.

Ahi, cosa ci dice...

Non S. Bernardo, ovviamente.

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