Cantù sceglie la continuità
Fascia da capitano a La Torre

Lo sarà per la seconda stagione consecutiva, battuta la concorrenza interna

Questa volta c’è stato davvero l’imbarazzo della scelta. Differentemente, insomma, dalle annate più recenti quando in effetti per scovare i pretendenti al “ruolo” si doveva lavorare parecchio di fantasia. Del resto, con giocatori che continuavano a cambiare in continuazione, rintracciare la figura ideale alla quale affidare i galloni di capitano non era certo semplice.

E così, giusto per non andare troppo indietro nel tempo, la fascia è finita idealmente al braccio dei vari Craig Callahan (2016-17), Jeremy Chappell (2017-18), Ike Udanoh prima e Sasà Parillo poi nel 2018-19.

Non che pure in vista dell’ormai imminente stagione, Cantù non sia profondamente mutata dalla sua versione precedente - ad esempio, non c’è più un solo straniero di quelli che hanno chiuso anticipatamente l’ultimo campionato -, eppure nell’occasione un minimo di concorrenza - quantomeno sulla carta - per la selezione del capitano è parsa decisamente svilupparsi.

I pretendenti, pur con gradazioni e aspettative differenti, potevano essere almeno tre. Anche se, doveroso premetterlo, in pole position partiva ovviamente Andrea La Torre. Ovvero colui che ha ricoperto l’incarico la scorsa stagione e che si accinge ad affrontare il suo terzo campionato con la maglia biancoblù.

Tra l’altro, già nel ritiro di Chiavenna, Andrea è stato investito del ruolo di rappresentanza durante gli incontri e le visite che la Pallacanestro Cantù ha avuto in valle.

Una scelta di continuità - che il club avrebbe intenzione di perseguire - pur con la consapevolezza che il viterbese classe 1997 non potrà ambire a chissà quale minutaggio. La logica, dunque, impone il suo nome davanti a quello di eventuali concorrenti.

Detto questo, ci sarebbero anche un paio di americani che i “galloni” potrebbero vederseli riconosciuti sul campo. E dal campo.

Alludiamo, innanzitutto, a Maarty Leunen e in seconda battuta a Jaime Smith.

Il primo perché a Cantù ha già giocato per cinque stagioni e nella sua ultima annata in Brianza è già stato capitano. E poi perché può vantare una lunga esperienza nel campionato italiano che gli ha permesso di intessere relazioni con avversari e addetti ai lavori. Infine, per la serietà umana e professionale che pressoché unanimemente gli viene riconosciuta. Maarty, del resto, è molto amato in questa terra cestistica e il suo carisma ha spesso colpito.

Il secondo, invece, perché in Brianza è già stato a sua volta protagonista, seppur per una sola stagione (2017-18) e perché nella circostanza è stato apprezzato come giocatore e come persona. E gli è stata riconosciuta una chiara leadership. Pur con un’esperienza canturina più effimera rispetto a quella di Leunen, Smith è riuscito a far breccia comunque nel cuore della tifoseria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA