«Ci serve il noi, non l’io. E l’esempio è la piazza»

Parla Santoro, il gm di Cantù: «Ognuno dovrà fare le valutazioni del caso e prendersi le responsabilità»

Indiscutibilmente è il momento più difficile del suo anno e mezzo in Brianza. Ma Alessandro Santoro, gm della Pallacanestro Cantù, non fugge dalle responsabilità e decide di fare il front man, il giorno dopo l’ennesima delusione per la mancata promozione.

È passata la nottata?

Meglio sarebbe chiedere come ho passato la nottata...

Come ha passato la nottata?

Malissimo, direi. Ma almeno mi è sfilata davanti agli occhi la fotografia della giornata. E del modo in cui si è preparato l’evento.

E forse qui c’è l’unica nota positiva...

Semmai ci fosse un effetto benefico del tutto, è proprio questo. E sono quelle persone che hanno ottenuto un risultato eccezionale, di portare cioè quasi tremila persone in un posto che non era il nostro, ma è diventato il nostro. E questo va a merito di Pallacanestro Cantù e di tutti coloro che, nell’ombra, hanno lavorato duro, garantito organizzazione e perfetta riuscita. Il mio ringraziamento è per loro, uno per uno. Un grande risultato, che non era scontato.

Ma torniamo a quello che è successo. Quanto può essere dannoso o nefasto il mancato risultato sportivo rispetto al percorso di crescita? Soprattutto si erano messe in preventivo le possibili conseguenze?

In preventivo assolutamente no. Perché preventivare sarebbe significato non capire dove ci si trova e cosa può rappresentare il ritorno in serie A. Ma lo sport è questo. Pistoia ha meritato di più, anche per quello che ha espresso in tutta la serie. Detto questo, noi tutti sappiamo che il posto per questa piazza è la serie A e prima o poi ci si tornerà per restarci.

Che lezione lascia l’epilogo amaro?

Dovremo essere bravi ad ascoltare la sconfitta e guardarla a 360 gradi. Perché le sconfitte parlano e solo chi è preparato può coglierne il significato. L’importante è che ci sia condivisione a ogni livello. Facile, probabilmente, in momenti come questi individuare i problemi. Responsabile e necessario, invece, è cercare di trovare le soluzioni.

Partendo da cosa?

Dal fatto che la pallacanestro cambia ogni anno. In A2 forse di più rispetto alla serie A. Lo devono sapere Sacchetti, Santoro, la Pallacanestro Cantù e il territorio, che è comunque stato commovente per attaccamento e per le prime reazioni a caldo. Con quell’applauso, comunque, alla squadra che è sintomo di maturità. Chiunque sarà chiamato a ricostruire, potrà partire da questo fattore importante, e mi pare che non sia poca cosa.

Anche solo inconsciamente, soprattutto nella testa della squadra, quanto può aver contato la squalifica del campo?

Ha avuto la sua importanza, ma non possiamo permetterci di ridurla a un alibi. Anche perché siamo riusciti a trasformare l’ambiente esterno in una cosa che ha rappresentato il solito punto di forza di quando giochiamo in casa. Paradossalmente, penso abbia dato maggiore coraggio a Pistoia, che sapeva di giocarsi moltissimo, se non tutto, nelle due gare casalinghe, contando sul campo neutro, che poteva trasformarsi anche in vantaggio.

È già l’ora delle decisioni?

È l’ora delle riflessioni, poi, come è logico che sia, Pallacanestro Cantù fisiologicamente non aspetterà del gran tempo per mettersi in pista. Ma questi sono ragionamenti, con le conseguenti conclusioni, che spettano solo e soltanto alla società.

Chi è o chi sono i maggiori responsabili?

Non c’è una sola persona alla quale si possa dire: hai sbagliato. Se ne esce da situazioni come queste cancellando l’“io” e parlando e pensando solo ed esclusivamente del “noi”. Ci vorrà il tempo necessario per digerire questa grossa delusione. Analizzare tutti i pro e i contro e trovare quali saranno i vantaggi che si possono trarre da un ragionamento sereno, libero e scevro da preconcetti. Detto che si sapranno cogliere le sfumature principali e le differenze tra passato, presente e futuro, sono sicuro del fatto che questa società possa già vedere l’obiettivo, e cioè il ritorno là dove deve stare.

Quanto è preoccupato?

Per nulla, e non è sfacciataggine. Sono concentrato. Chiaro che adesso ognuno dovrà fare le valutazioni del caso e prendersi le proprie responsabilità. Ma in maniera matura. Non fermandosi solo all’ultimo atto, e analizzano l’intero percorso.

Vosa è mancato alla squadra nel momento decisivo?

La cura dei dettagli. Troppo importante e sempre alla base di quelli che sono stati i nostri passaggi a vuoto in stagione. Nessuno, però, lo ripeto è privo di responsabilità. Assorbiamo la botta della sconfitta, lasciamo alla società il tempo e la serenità per le valutazioni e poi accettiamo tutte le sue soluzioni, che ovviamente sono sovrane.
Edoardo Ceriani

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