Deregulation nei palazzetti
Il nodo dell’equità competitiva

In serie A c’è chi gioca a porte chiuse e chi davanti a oltre 2mila tifosi.

Porte chiuse a Pesaro e a Roma; 700 spettatori ammessi a Varese, a Treviso e a Venezia; mille a Trieste; 2.100 all’Unipol Arena di Casalecchio dove quest’anno gioca in casa Reggio Emilia; 2.425 alla Virtus Segafredo Arena dove si è recata, ospite, Cantù.

Nella prima giornata di campionato si è visto un po’ di tutto, relativamente alla possibilità, o meno, di accedere agli impianti per assistere alle partite. E fino al 7 ottobre si andrà avanti così, con questa sorta di deregulation, dovuta alle diverse ordinanze emesse dalle varie Regioni. Con l’Emilia Romagna a essersi spinta più in là di tutte, assicurando ingressi per il 25% delle ca­pienze degli impianti. A partire dalla terza giornata di campionato la situazione dovrebbe di nuovo cambiare poiché nel frattempo sarà intervenuto il nuovo Dpcm a stabilire regole e capienze valide per tutte.

Intanto, una situazione del genere sembra poter determinare una disparità relativamente all’equità competitiva visto che qualcuno può contare su un discreto numero di supporter e qualcun altro sullo zero assoluto.

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