Di Giuliomaria ha detto basta
«Vorrei dare una mano a baby e A»

Ennesimo infortunio e nuova operazione: «La prima volta fu nel 2000 in un Cantù-Pesaro»

In queste ore andrà sotto i ferri per l’ennesima volta, per operarsi al crociato del ginocchio rotto lo scorso 4 maggio. Ma questa volta alla soglia dei 40 anni sarà diversa dalle altre per mille motivi.

Nella testa di Christian Di Giuliomaria frullano tre cose: ha dimostrato di essere ancora un signor giocatore (18.5 punti in C Gold); ha davanti una lunga rieducazione; ma soprattutto, ha in mente una carriera da allenatore. «Ho sempre pensato che al 99% avrei smesso di giocare quest’anno – confessa il Principe -. Rimane l’1% perché nella vita non si può mai sapere. Però posso dire che sono stanco di soffrire, tra virgolette, di dolore dopo una carriera lunga, ma piena di infortuni. Ciò non significa che sbrago, ma se le altre volte ero carico prima degli interventi, ora è diverso. Anche se il giorno dopo avrò già la testa al recupero».

Com’è successo l’infortunio? «Durante una penetrazione mi hanno spinto da dietro in un normale contatto e il ginocchio è partito. Mi sono reso conto subito che era rotto, ormai conosco bene la sensazione. Era il ginocchio sano. L’altro si era rotto la prima volta nel 2000 durante un Cantù-Pesaro: stavo andando a schiacciare quando sul primo passo Magnifico mi ha sbilanciato. Mi sono operato ancora nel 2002 e due anni fa».

È dura chiudere per un infortunio ed è dura pensare di non giocare più. «Giocare mi affascina. E con il livello del basket dei giorni nostri, potrei continuare. Ma il pensiero della lunga rieducazione non mi fa dormire. Lotterò per tornare prima possibile e farò una rieducazione da atleta. E non è escluso che a ottobre mi vedrete in palestra a tirare. Però la volontà è quella di iniziare un nuovo percorso per il quale mi sto preparando, quello di allenatore».

È la tua risposta definitiva ? «Sì e voglio iniziare adesso anche perché altrimenti diventa tardi. Da un anno ho la tessera di allenatore nazionale. A chi mi ispiro? Mi piacerebbe prendere qualcosa da ciascuno dei miei tecnici, facendo un mix con la mia testa».

Dunque coach del Progetto Giovani Cantù a tempo pieno ? «In questi due anni sulla panchina del Pgc ho avuto dei ragazzi eccezionali e non vedo l’ora di continuare. La società sa che il mio desiderio era fare le ultime due stagioni da giocatore, e poi iniziare un nuovo cammino. Oltre che allenare ad esempio mi piacerebbe un ruolo fra le giovanili e la serie A. Adesso quindi manca la parte finale e sto aspettando una comunicazione del Pgc. Ho rimesso le radici qui con la mia famiglia e mi piacerebbe restare a Cantù. Ma non vorrei che diventi un’arma a doppio taglio».

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