Il ritorno di “Ai lov dis gheim”
La versione di Gianni (Corsolini)

Tradizionale appuntamento settimanale con la rubrica più longeva de La Provincia

Con mille difficoltà prosegue il nostro campionato, in una atmosfera che disorienta perché, fra recuperi e sospensioni, sia in Italia sia in Europa, è difficile capire il reale valore dei roster in campo.

Il coronavirus non fa sconti a nessuno e coinvolge troppa gente in modo anche pesante, influenzando lo stato di forma dei giocatori colpiti anche dopo lungo tempo, sul piano anaerobico come sul piano muscolare.

È una difficoltà che coinvolge anche la nostra squadra, che attende di poter giocare alla presenza del play titolare.

Alle difficoltà fisiche, si associano le altalene psicologiche, come ha potuto riscontrare anche Vitucci, allenatore di Brindisi. La sua squadra ha conquistato il primo posto, battendo l’Armani in modo convincente a Milano, mentre nell’ultimo turno in casa contro Pesaro ha mostrato una fragilità sorprendente.

Pesaro, con aspettative differenti, ha giocato con grande passione e lucidità, mentre i brindisini, decisamente sottotono, hanno presentato gravi lacune difensive e pessime percentuali.

Difficile valutare la classifica attuale. Anche Venezia si trova in una posizione non sua ma concordo con De Raffaele che ritiene che alla lunga l’equilibrio cambierà a suo favore. Per me resta l’assurdità di una attività professionistica che va avanti come se non succedesse niente.

La nostra comunità cestistica, di tecnici, amici e tifosi perde ancora una volta un amico, il papà di Pino Sacripanti.

Maestro, ancora adesso rimpianto da molti allievi perché aveva abitudini da attimo fuggente, è stato un importante supporto per quanto riguarda la divulgazione della nostra specialità e ha mantenuto l’amicizia con Franco Corrado, il presidente non dimenticato.

Pino a Cantù mantiene un sacco di amici, non solo fra gli Eagles a dimostrazione che la sua scelta di vita per il basket si è rivelata azzeccata.

Le esperienze che ha avuto in altre piazze confermano che le sue capacità tecniche si sono associate all’empatia per le comunità in cui si è inserito.

È arrivato alla soglia della Nazionale maggiore e ovunque ha avuto risultati importanti.

Cavallo, giornalista di Caserta, mi disse che quando Pino era stato liberato dal club molti tifosi andavano in società a piangere convintamente. E un analogo attaccamento mi fu comunicato da Carboni di Pesaro.

Non possiamo dimenticare che nel mondo, che sta vivendo insieme la pandemia e le conseguenze che essa porta, ci sono ancora molte disuguaglianze e molte persone che provano, nonostante le condizioni avverse, ad alzare la voce.

Come diceva John Lennon, se il mondo può cambiare deve essere a favore dei più deboli. Alla vigilia di un Natale più povero, anche negli affetti, manteniamo accesa la fiamma nella famiglia sportiva. Auguri a tutti.

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