Il ritorno di “Ai lov dis gheim”
La versione di Gianni Corsolini

Appuntamento settimanale con la rubrica più longeva de La Provincia

In questo periodo, sto proseguendo il mio tour fra gli ospedali della provincia dei 7 laghi. Da una quindicina di giorni, infatti, mi trovo a Cittiglio per problemi respiratori, accudito in una piccola struttura che, come l’ospedale di Angera, è meno colpita dalla pandemia.

L’emergenza è invece terribilmente drammatica nell’ospedale di Varese, dove sono sempre stato curato con professionalità ed umanità. Ho purtroppo sentito che la seconda ondata ha portato gravi difficoltà anche nel rispetto delle regole e nel mantenimento delle necessarie misure di protezione. Rimango del parere, per l’esperienza personale, che le cure presenti negli ospedali lombardi sono di buona qualità; certo l’emergenza, ha messo in rilievo i punti di criticità di un sistema che va rinnovato.

La crisi di governo nazionale, purtroppo, non porta con sé buoni auspici su come riprogettare i nostri servizi per la salute e sono amareggiato nel constatare che le incertezze e i conflitti di queste settimane inevitabilmente danneggeranno i più giovani nonostante l’Unione abbia nominato il piano di ricostruzione “Next Generation Ue”. È deludente riscontrare quanto tempo è stato perso in riunioni programmatiche. È il momento di stendere programmi certi per misure concrete e rapide.

I giovani rimangono la forza da cui dobbiamo ripartire e lo credo fermamente anche nel nostro mondo della pallacanestro. Nel dare il benvenuto a Piero Bucchi, saluto con dispiacere l’uscita di Pancotto che ritengo, pur in questa stagione controversa, un solido professionista per le qualità tecniche espresse in diverse piazze ma soprattutto per le qualità umane.

Certo nel nostro settore è sempre più difficile rapportarsi con i giocatori stranieri (anche se nel nostro roster ci sono tre persone che hanno scelto di tornare a Cantù) che sono circondati da tante figure di supporto (i procuratori e gli sponsor) e non sempre riconoscono il ruolo di mediazione tecnica e motivazionale dell’allenatore.

Mi sento di ribadire di affidarci ai nostri giovani Pecchia e Procida, che hanno già dimostrato di saper mettere in campo qualità tecniche, atletismo, giocate spettacolari e l’orgoglio di non lasciar scivolare l’andamento delle partite senza aver provato in tutti i modi a trovare soluzioni per migliorare i risultati e per migliorarsi.

Ci aspetta un periodo sicuramente difficile, ma, così come mi auguro di seguire presto le partite da casa, credo che Cantù possa uscire da questo periodo buio e vincere la sfida che ha davanti.
Gianni Corsolini

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