La Coppa Italia di Cantù
Tra imprese e beffe cocenti

Nel giorno in cui al Forum si assegna il trofeo, riviviamo le avventure dei biancoblù

“Maledetta” Coppa Italia. Maledetta, ovviamente, solo per la Pallacanestro Cantù. Nella ricchissima bacheca dei trofei canturini ci sono scudetti, Supercoppe, coppe Korac, Coppe delle Coppe, Coppe dei Campioni e Intercontinentali. In questo tripudio, ne manca solo una, la Coppa Italia. Anche quest’anno, Cantù passa come a briscola chiamata. Al tavolo, per la terza stagione di fila, ci sono altri a giocarsi la Coppa, che sarà alzata stasera al Forum di Assago.

Ma c’è andata vicina Cantù, molto vicina, in quattro occasioni. Ed è una storia relativamente recente. Perché Cantù, strano a dirsi, ha cominciato ad avvicinarsi al trofeo solo negli anni ’90: nell’epopea della grande Cantù negli anni ’70 e ’80 in finale non ci era mai arrivata, anche perché non fu assegnata dal ’75 all’’85.

La prima finale è infatti nel 1997, maglia Polti, al termine delle Final Four. Ma con un destino forse già segnato in partenza: finalissima contro la Virtus Bologna… a Casalecchio. Era la grande Kinder di Abbio, Prelevic, Magnifico e Savic: la forza degli emiliani, unita al fattore campo (e a qualche decisione arbitrale un po’ così: vengono in mente certi eloquenti primi piani del patron Franco Polti…), influirono sul più che onorevole 75-67 finale. Per Cantù, 23 punti di Bailey e 14 di Buratti.

Cambio di format e la Cantù targata Oregon Scientific nel 2003 arriva in finale delle Final Eight di Forlì contro la Benetton Treviso, un’altra superpotenza dell’epoca. Ancora una sconfitta, 86-77, con crollo canturino negli ultimi 10’. Bene Hines e Mc Cullough per Cantù (19 punti a testa), ancora meglio dall’altra parte Edney e Langdon (22 a testa).

Da una corazzata all’altra. Dopo Bologna e Treviso, tra Cantù e la Coppa Italia (e in un anno anche tra Cantù e lo scudetto…), ci si è messa pesantemente anche Siena. Cantù, in maglia Bennet, l’ha affrontata in finale nel 2011 e nel 2012. Praticamente una sentenza, con due vittorie toscane. La prima sfida, a Casalecchio, si concluse 79-72 (16 punti Leunen, 15 Green), l’altra 88-71 (15 punti per Basile e 12 per Leunen).

Ancora oggi, Maarten Leunen – a proposito, questo è il suo primo anno italiano senza Final Eight - ricorda il clima sugli spalti e in campo: «Ricordo i tifosi, soprattutto. Ci seguirono in massa e furono in grado di creare un clima incredibile, un’energia e una passione contagiose anche per noi che eravamo in campo. Quando alzavi lo sguardo sugli spalti, vedevi un mare bianco e blu! Per il resto, sportivamente intendo, ricordo ben poco di quelle partite, sono passati tanti anni... ma che battaglie!».

Furono partite davvero combattute, ma che terminarono con due sconfitte: «Vincere avrebbe significato molto, sia per le persone che lavoravano per la società sia per i tifosi. Senza contare che avrebbe arricchito ulteriormente la bacheca e la lunga storia vincente di Cantù. Ma non ho rimpianti: abbiamo fatto del nostro meglio. Siena era semplicemente troppo forte per noi in quel periodo».

L’ultimo brivido nelle Final Eight c’è stato tre anni fa. Una partecipazione indimenticabile, anche se si fermò in semifinale. Nel 2018, successe qualcosa di straordinario quando la Red October Mia Cantù surclassò a Firenze, con una partita perfetta e contro ogni pronostico, la potenza EA7 Milano: 105-87, una partita leggendaria, che vide grandi protagonisti Smith (23 punti, percentuali da urlo) e, del tutto inaspettato, il giovane Maspero che diede il suo contributo con 9 punti e un 2/2 da tre. Tripudio. Cantù battagliera anche la partita successiva – ma a corto di energie, Thomas si rotolava a terra per i crampi - persa ai supplementari contro Brescia 87-82.

Però qualcosa di positivo, almeno due finali su quattro, l’hanno lasciato: nel 2003 e nel 2012, Cantù vinse le finali secche di Supercoppa, “vendicando” contro Treviso e Siena le sconfitte in Coppa Italia e regalandosi gli ultimi due trofei della sua lunga storia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA