Oldoini, l’obiettivo non è cambiato
«Dare a Cantù quel che si merita»

Sta entrando nel vivo la settimana che porta alla sfida di domenica a Treviglio. L’assistente di Sodini: «Vogliamo vincere perché il primo posto sarebbe un riconoscimento»

BASKET

«Treviglio? Vogliamo batterla, perché il primo posto al termine dell’andata sarebbe un riconoscimento del nostro lavoro, oltre che una bella soddisfazione». E tanto altro. Per Max Oldoini, assistente di coach Marco Sodini, la sfida contro i bergamaschi, potrebbe essere una sfida cruciale per tutta la stagione.

C’è una sconfitta in Supercoppa da “vendicare”, ma non solo: «È una partita importante per vedere quanto siamo maturati in questi mesi dopo lo scontro di settembre. Ma questo è solo un piccolo aspetto: noi dobbiamo pensare a noi, a migliorare gli alti e bassi visti in alcune partite, come nell’ultima: dopo un primo quarto bello e proficuo, la pausa che abbiamo avuto non ci è piaciuta. Naturalmente lavoriamo per togliere questi blackout, ma non è scontato farlo nel giro di pochi mesi».

«Campioni d’inverno»

Altri aspetti da sottolineare, per questa ultima di andata? «In caso di vittoria, saremo campioni d’inverno e ottimamente piazzati per la Coppa Italia: vuol dire magari poco, ma sono voci che contribuiscono a dare una spinta importante a livello motivazionale. E ovviamente farebbe piacere: si gioca per vincere, essere primi è una soddisfazione, un riconoscimento del lavoro. Anche se siamo ben consapevoli che consapevoli che l’obiettivo vero è a lunga scadenza…».

Intanto, la prima parte della stagione è praticamente in archivio. Per Oldoini il saldo è positivo, ma restano ancora punti da sistemare in una squadra forte, ma tutta nuova: «Cantù mi piace quando gioca insieme. Quando si passa la palla, diventa una squadra concreta, che non sta a guardare il rendimento dei singoli. Cantù, quando difende e gioca in cinque, è veramente solida e bella anche a vedersi».

«Siamo poco costanti»

Continuando a lavorare sui lati deboli. «I momenti di buio li abbiamo perché alcune volte siamo poco costanti nello stare insieme o perché gestiamo male i ritmi. Con dieci giocatori effettivi, non sempre è un meccanismo semplice. Tutti devono rendersi partecipi alla causa di Cantù, perché quello è l’obiettivo. L’importante è che quando un giocatore va in campo, produca qualcosa di positivo: non per forza punti, ma anche una palla recuperata, un assist, uno sfondamento preso, un tagliafuori, un rimbalzo contro un lungo. Queste sono le chiavi per essere ancora più solidi e concreti».

In tutto questo, l’assistente Oldoini come si pone? «Le pressioni ci sono, ma le ho avute anche in passato. Il lavoro però paga sempre. Per me, essere in mezzo a due allenatori-califfi come Sodini e Frates è un’opportunità, che ho voluto giocarmi modellandomi, con atteggiamento “camaleontico”, con il desiderio di migliorarmi sempre. Siamo allenatori di esperienza e abbiamo vissuto tutti casi particolari, situazioni complicate e diverse. Vogliamo però dare a Cantù quello che merita e faremo di tutto per arrivare all’obiettivo alto che ci siamo prefissati».

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