«Calo inaspettato, ma è il momento di salire in serie A»

Parla Biella, consigliere e sponsor della Pallacanestro Cantù: «La società è ambiziosa e l’obiettivo uno solo: conto molto sulla squadra»

A pensarci bene, ci voleva davvero del coraggio a rilasciare un’intervista di questi tempi. Ma Antonio Biella - consigliere, tifoso e sponsor della Pallacanestro Cantù - non è solito fuggire alle responsabilità.

E così è stato, anche stavolta. Poche ore dopo il capitombolo della squadra contro l’Unieuro Cantù, che forse ha minato qualche certezza, e a un nonnulla dall’inizio dei playoff per la serie A.

Come sta, signor S. Bernardo?

Personalmente molto bene. Sono in forma ed esco tanto in bicicletta. Anche a livello professionale, poi, per fortuna gira tutto al meglio. Siamo chiamati a confermare e migliorare i volumi in crescita del 2022, pur dovendo fare i conti con un costo molto alto delle materie prime. Possiamo dire che è l’anno della resistenza.

Vale anche per lo sport, e il riferimento è alla Pallacanestro Cantù?

Tutto sommato, sì. L’importante, come dico io, è esserci. Siamo una casella del tabellone finale, e non è poco. Alla fine credo che non ci sia nemmeno andata male, rispetto alla posizione nella quale siamo entrati. Aver evitato Cremona, Udine e Torino, tre squadre che reputo molto pericolose, è già una bella cosa.

Però adesso s’inizia a ballare...

Dobbiamo pensare di portar fuori al meglio le sfide con Nardò e poi con una tra Pistoia e Piacenza, che storicamente ci hanno sempre messo in difficoltà. Pistoia, tra l’altro, io l’adoro, perché è riuscita ad arrivare in alto con mezzi economici limitati e con un allenatore eccezionale come il nostro Nicola Brienza, che conosciamo bene e che ha guidato un gruppo di grandi giocatori.

Un ostacolo che, nel caso, andrà necessariamente superato.

Speriamo nella finalissima. Che altro devo dirvi?

Cominci con il dirci se se lo sarebbe mai aspettato...

Cosa?

Di arrivare ai playoff non da prima della classe.

Onestamente no. Abbiamo un top allenatore come Meo Sacchetti e investito molto sulla squadra. Dopo una stagione regolare esaltante, un crollo di questo genere è stata una vera sorpresa in negativo.

Motivo?

Di sicuro siamo vittime dei troppi alti e bassi. La mia speranza è quella di avere toccato i bassi quando meno contava. E di conseguenza tornare subito ai nostri alti.

Ci potrebbero essere altre motivazioni?

Penso che tutte queste voci di mercato in una fase comunque decisiva della stagione non abbiano affatto aiutato. Qualcuno potrebbe averne risentito. Non siamo stati bravi a proteggere la squadra dalle notizie che circolavano.

Però, non si potrà certo partire spaventati...

Direi proprio di no. Anche perché sono convinto che, al di là delle rose di quelle che vogliono salire a tutti costi, ci siano anche tante squadre che hanno già dato il loro massimo, sapendo che il destino non può essere quella della promozione.

Che, al contrario, continua a essere il vostro.

E ci mancherebbe. Anzi, sono sicuro che - e non solo in questi giorni di vigilia - preparazione e sforzi siano rivolti solo all’obiettivo: che è quello di salire in A.

Riparte un nuovo campionato, lungo un mese e poco più.

Può durare, e spero di no, da tre a quindici partite. Io, al di là del numero di impegni, voglio giocare la finale. Conscio che troveremo ancora qualche piccola o grande difficoltà, ma che dovremo fare tesoro degli errori fatti fin qui per non ripeterli. Sia ben chiaro a tutti: società, sponsor e tifosi vogliono la promozione. Ma sono sicuri che sia lo stesso obiettivo di capitan Matteo Da Ros e della squadra. Dovremo remare in un’unica direzione.

Se potesse, o dovesse, parlare alla squadra da consigliere d’amministrazione e da sponsor userebbe stessi toni e parole?

Allora, visto il momento, facciamo che unirei i due ruoli e, solo per questa occasione, farei un discorso unico. In questo momento dobbiamo essere uniti e compatti, guardando agli obiettivi. Anzi, all’obiettivo. E se abbiamo attraversato una fase leggermente sotto le aspettative è il momento di riprendere forza fisica e tornare a vincere. Perché possiamo vincere. Ci fidiamo molto di questa squadra, che deve trovare la voglia di essere protagonista. Sfruttando anche il contributo dei singoli. Sono convinto che, se una volta potrà essere protagonista Filippo Baldi Rossi, poi potrebbe toccare a Francesco Stefanelli e così via.

Un gruppo che non deve quindi avere paura di vincere?

E perché dovrebbe? Non possiamo avere sbagliato le scelte. Ci siamo affidati a un tecnico più che di serie A come Sacchetti e a uno staff stellare con Fabrizio Frates, Max Oldoini e Ugo Ducarello. Abbiamo puntato su quelli che ritenevamo i migliori in circolazione e i più funzionali al progetto. Abbiamo tanti sponsor ambiziosi, tanti membri del cda al lavoro e tanti tifosi caldi. In più una squadra completa. Logico, dunque, pensare in positivo.

Avrebbe fatto qualcosa di diverso in avvicinamento ai playoff?

Probabilmente sì. Avrei provato con un mini ritiro. Tutti insieme. Per guardarsi negli occhi, dirsi - se è il caso - quello che bisognava dirsi. E puntare dritti al grande traguardo, spinti dalla stessa voglia di primeggiare e vincere.

Di certo, la società ha fatto la sua parte, ingaggiando un campione di assoluto livello come David Logan.

Giocatore importantissimo, di grande esperienza e che ha quasi salvato da solo, ma aiutato da un super allenatore come il canturino Pino Sacripanti, la Givova Scafati in un finale di stagione non facile, anzi.

Le piace, dunque?

Un sogno per chi ama il basket. Logan è come Carla Fracci per la danza o Alberto Tomba per lo sci. Al nostro livello, un assoluto top player, che non ha paura di prendersi gli ultimi tiri e che, in un momento, può tranquillamente arrivare a venti e più punti a partita.

Farà parte, comunque, di un gruppo non certo di secondo piano.

Ed è questo è il vantaggio. Perché non mi dimentico di certo chi ci ha condotto fin qui, disputando una grande stagione. I dieci, insomma, che ci porteranno in cima all’Olimpo. Io ci conto tanto, così come conto sulla conferma del contributo ad alto livello di gente come Filippo Baldi Rossi e Stefan Nikolic, i più costanti fino adesso.

In definitiva, succederà, come cantano gli Eagles ormai ininterrottamente da un anno?

Tocca ripetermi, ma abbiamo dimostrato in più di un’occasione quanto ci creda la società. Lo abbiamo confermato con l’ingaggio di Logan. Adesso non ci sono più alibi, la squadra ha tutto per tentare e vincere. Glielo chiede la gente. Glielo chiedono gli sponsor, che non hanno mai smesso di fare investimenti e che non vedono l’ora di misurarsi sui palcoscenici della serie A, grazie anche al lavoro degli amici di Cantù Next. La Lega maggiore, anche quest’anno, ha dimostrato la propria crescita: palazzetti spesso pieni e squadre del nostro rango, tipo Pesaro, che hanno dimostrato di poterci stare bene. Noi vogliamo tornare lì.

A proposito di sponsor, lei è abituato a dire: S. Bernardo c’era, c’è e ci sarà sempre. Possiamo stare tranquilli?

Assolutamente sì. Anche in un momento difficile come adesso, e in un eventuale e malaugurato caso di ridimensionamento del budget marketing aziendale, la quota destinata alla Pallacanestro Cantù non prevederà riduzioni. Chiaro, però, che a fine stagione, al momento di fare i bilanci, ci sarà da parlare con il management della società e studiare le strategie comuni.

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