C’è Sacchetti in panchina, meno fischi per il figlio Bryan

La curiosità Quella di ieri è stata la quindicesima occasione, fra serie A e A2, in cui padre e figlio si sono affrontati

Un accenno di fischi dalla curva alla lettura del nome. Poi la corsa poco prima della partita da papà Meo e dal fratello Tommy in panchina, per l’ultimo “in bocca al lupo” e un bacio soffiato. Brian Sacchetti a Desio non è mai un giocatore applaudito. Negli anni in serie A, con le sue precedenti squadre, è diventato uno di quei giocatori da bersagliare. Da fischiare e da far innervosire.

Ebbene, ieri sera, a Desio, il pubblico è stato un po’ più morbido. Le bordate di fischi e insulti del passato sono un lontano ricordo. Certo, di insulti ne sono partiti, ma “non organizzati” e certamente con meno decibel. Forse – azzardiamo – anche per una forma di rispetto verso il padre Meo, coach canturino. Ora Brian è diventato (quasi) un avversario come gli altri. Ma qualcuno dal pubblico che lo guarda ancora in cagnesco ancora c’è. Del resto, il sale di sfide così sta anche in questi dettagli.

Però il derby in famiglia rimane. Meo vs Brian (più Tommy): la saga continua e quasi non fa più notizia. Quella di ieri è stata la quindicesima occasione, fra serie A e A2, in cui padre e figlio si sono affrontati. Un’occasione definita, da coach Meo in settimana, «quasi un’abitudine».

E nella settimana degli incroci, la curva nel corso del secondo quarto, ha esposto uno striscione dedicato al giornalista Riccardo Bianchi, scomparso venerdì, con la scritta “Ciao Richard”. Appassionato anche di basket, nella sua trasmissione Esport Como c’era sempre, fisso, un ospite della Pallacanestro Cantù.

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