Da Gentile a Delfino e Moraschini. Storia del nono uomo che non c’è

Cantù da sempre sul mercato per cercare di allungare la rosa

Il nono uomo di Cantù, tanto non... voluto da Romeo Sacchetti, c’era, ed era Alessandro Gentile. Sapete chi l’aveva chiesto a gran voce? Romeo Sacchetti.

Forte di un conclamato appoggio societario («decida lo staff tecnico») e incassato il via libera di Devis Cagnardi, allora vice e oggi capo allenatore, Fabrizio Frates, il ds, e Alessandro Santoro, il gm, ci fu più di un contatto con giocatore e procuratore, Virginio Bernardi, sfociato anche in una lunga riunione in streaming, usciti dalla quale sembrava mancasse solo la firma sul contratto del trentenne.

Poi il no - più che legittimo - dei padroni del vapore e un dietrofront che velocemente obbligò anche a una virata sulla scelta degli stranieri (che non sarebbero più stati play e guardia).

Da lì, ed era già iniziata la preparazione, l’idea di dare ulteriore fosforo e carisma allo spogliatoio e occhi tutti puntati su Carlos Delfino, che con Santoro era già stato a Reggio Calabria. Il quarantunenne ex Pesaro di là dell’Oceano a giocarsi un posto con la Nazionale argentina per il preolimpico e la direzione tecnica biancoblù di qua del campanile di San Paolo a sperare che ci fosse ancora una motivazione lunga un anno per tenere attaccato il giocatore alla voglia di continuare.

Ecco allora prospettarsi all’orizzonte la nuova possibilità, sempre legata all’intuizione di quel mastino che risponde al nome di Santoro: Riccardo Moraschini, 32 anni, sotto contratto con Venezia, ma fuori squadra. A lui, fin da subito, si è prospettata la possibilità di una stagione del riscatto, anche dopo i tumulti della vicenda doping, in una piazza gloriosa e con una squadra ambiziosa.

Ma il giocatore di Cento ha voluto aspettare, magari una chiamata dall’Europa per disputare pure una coppa, quindi si è sempre tenuto in modalità stand-by per un’attesa che forse non collima con le esigenze di Cantù, ma che - siamo sicuri - Cantù stessa correrà il rischio di aspettare.

Anche Marco Ceron, 31 anni e ultimo domicilio conosciuto Nardò, ma una vita in A, a un certo punto è stato più di un’idea: avrebbe potuto cominciare aggregandosi e poi si sarebbe giocato le carte. Allora, con Cesana e Bucarelli già belli sul pezzo, era parso un doppione.

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