Da Hickey a Young. La faccia bella della nuova Cantù

L’analisi Dal mini ritiro di Bormio si torna con certezze. Impegni tosti e la squadra si è fatta trovare preparata: siamo solo all’inizio, ma anche l’impatto di Burns pesa

Impressioni di settembre. Di una volatilità che di più non si può, ma utili - a tutti - per trarre le prime conclusioni. Staff, squadra, dirigenza e tifosi al seguito: la nuova Acqua S. Bernardo nasce a Bormio, in una tre giorni un po’ troppo veloce, ma che non è stata solo pizzoccheri time.

Quanto ci sia in questo embrione di squadra di quello che ci auguriamo di vedere durante la stagione ancora bene non si sa, ma le premesse sono buone. Perché il Sam Massagno, battuto nella prima partita della Valtellina Summer League, è molto meglio di quanto ci si potesse aspettare e la Germani Brescia che ha vinto la seconda sfida è squadra tosta e di rango nettamente superiore.

Ottima partenza

Test, dunque, molto importanti. Con Cantù che ha deciso di partire subito duro, contro avversarie di rango (la scelta del primo anno di A2 di sfidare solo sparring partner di categorie inferiori porto poi al trentello, o giù di lì, contro Treviglio nella prima partita per i due punti...). Logico, quindi, registrare pure passaggi a vuoto, soprattutto quando l’acido lattico ha completato il suo circolo e talune differenze di impatto fisico alla lunga hanno fatto la differenza.

Accontentiamoci, allora, di quanto già fatto vedere. Specie contro Brescia, formazione che - soprattutto quando riavrà Cournooh e Cobbins - avrà una prestanza quasi da Eurolega. E che l’altra sera nessuno si sia tirato indietro (scontro Nikolic-Burnell, tanto per intenderci) è già un’ottima cosa.

Solo il campo dirà se questo organico è il più competitivo della tre stagioni di purgatorio (per ora quello del primo anno con Johnson e Sergio purtroppo evaporato a dicembre suscita ancora i ricordi migliori per ampiezza e completezza). Di certo, quello che ha già fatto vedere la nuova coppia di stranieri è confortante. Specie nel rapporto, e conseguenti feedback, con il coach Romeo Sacchetti.

Antonhy Hickey è leader indiscusso sul parquet, anche a livello di comunicazione con i compagni. Giocatore alla Joe Ragland dei tempi d’oro canturini, è l’ideale per il Sacchetti pensiero: cambio di passo, gestione di contropiede e transizione, assist man. Ha talento anche nell’attaccare il ferro (variazione importante al “run and gun” di sacchettiana memoria) e tira quando c’è da tirare.

Americano con i baffi

La stessa cosa accaduta a Solomon Young, capace di presentarsi con quattro tiri da tre di fila. Non che da lui ci si debba aspettare sempre questo, ma è un segnale importante: “quattro” puro, è giocatore di sostanza, in grado, nel caso, di andare nel “cinque” e fare anche il “tre”, come provato in maniera estemporanea contro Brescia: in quel ruolo è forse un po’ fuori misura, ma finché si viaggerà senza un esterno (l’infortunio di Tarallo) è obbligatorio fare anche così.

E Burns? È tornato il solito concentrato di energia e irruenza. A tratti, come si dice da queste parti, però “tra il gnac e il petac” nelle letture tattiche: attacca da cinque e difende da quattro e viceversa. Per non deragliare in territori tecnici fuori dalla sua competenza ha bisogno di capire al volo la serie A2 e di avere stimoli continui per sapere quel che fare. Ma, sempre per mutuare un’espressione cara alle nostre zone, “inscì aveghen”. E ce ne accorgeremo ben presto. Magari già da questa settimana con due partite.

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