Gli Eagles cantano l’inno: «Orgogliosi della tifoseria»

Curiosità A trascinare tutto il PalaFacchetti nell’esecuzione dell’inno di Mameli domenica sono stati i tifosi canturini

«L’Italia chiamò!». A trascinare tutto il PalaFacchetti nell’esecuzione dell’inno di Mameli – consuetudine del prepartita introdotta da alcuni anni in serie A e A2 di basket – domenica sono stati gli Eagles. A causa di un problema tecnico, infatti, l’inno non è partito dalle casse del palazzetto. A quel punto, sono saliti in cattedra gli Eagles che hanno preso per mano gli oltre 3 mila presenti – 3.071 per l’esattezza, nuovo record di spettatori – per l’atteso derby lombardo: «La cosa più bella che mi porto a casa è stata la nostra curva che ha intonato l’inno, facendo da traino per tutto il palazzetto. Da applausi», ha detto coach Sacchetti a fine gara.

Sempre a proposito di coreografia, i tifosi organizzati di Cantù hanno anche esposto uno striscione per dare il benvenuto alla piccola Gaia, figlia del team manager biancoblù Diego Fumagalli, nata il 6 gennaio.

Anche il gm canturino Sandro Santoro ha elogiato i tifosi: «Abbiamo assistito all’ennesima conferma della presenza passionale dei nostri tifosi. Gli Eagles, oltre a sopperire a una mancanza dovuta a un problema tecnico che può capitare, hanno anche colto al volo l’opportunità di distinguersi ulteriormente nel panorama del tifo cestistico, qualora ce ne fosse ancora bisogno. Siamo molto orgogliosi della nostra tifoseria, per questo segnale di attaccamento alla bandiera, che alza il livello di cultura sportiva nella pallacanestro».

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