Il ciclone Sacchetti: «Voglio una Cantù che corra e cresca»

Basket Con il raduno di oggi, è partita la nuova stagione. L’ex tecnico della Nazionale guarda avanti ed è già carico. «Cosa dirò ai ragazzi? Preferirei che parlassero i fatti»

«Oh, Romeo Romeo...». Senza scomodare i colossi della drammaturgia e della poesia mondiale, è arrivato il giorno di Meo Sacchetti alla Pallacanestro Cantù. Con il raduno di questa mattina, infatti, l’ex tecnico della Nazionale - e a sua volta uno dei mostri sacri di questo movimento - prenderà per mano la squadra nella nuova avventura. Che si spera sia, stavolta, quella del ritorno in A.

Già operativo

Il coach è già operativo, ha anticipato il rientro nel continente dalla sua Alghero. Prendendo possesso dell’ufficio nella sede del club e iniziando le prime manovre in vista del lavoro iniziale. Naturale il contatto con i suoi collaboratori più stretti, specie quelli che lavoreranno sul campo. «Voglio una squadra che corra - dice l’allenatore - e quindi ai miei assistenti dovrò trasmettere questo concetto, perché fin da subito si possa programmare la preparazione».

Un concetto più che mai in linea con la filosofia di Sacchetti, per un gioco mai banale, che parta ovviamente dai rudimenti della difesa, ma che in attacco diverta e faccia divertire. Tutti. A partire dai giocatori. «L’ideale - continua Meo -, e lo so che è difficile da dire in una piazza che giustamente vorrebbe tutto e subito, sarebbe quello di arrivare a fine stagione con i giocatori che sono cresciuti e migliorati rispetto a quando abbiamo cominciato. Non è facile, significa che cercheremo di conciliare risultati e tecnica».

Per farlo, innanzitutto, c’è bisogno di creare feeling fin da subito con la squadra. E per uno con il carisma di Sacchetti non deve essere difficile. Anzi, il pericolo è che la sua stessa presenza possa risultare ingombrante e un freni psicologico. «Ma perché mai - ribatte il tecnico -? Sono un allenatore normale, che chiede cose basilari ai suoi ragazzi. L’importante è aver voglia di ascoltare e di imparare situazioni nuove. Io ha tanta voglia e mi sento dentro un grande spirito, oltreché giovane...».

Rimane il fatto che fino adesso sono pochi quelli che hanno avuto contatti diretti con lui. «Pochi? Praticamente due - dice Sacchetti -: Baldi Rossi, che ho allenato in Nazionale e che ho trovato come avversario, e Hunt, che ho avuto a Bologna e che mi sono a sua volta trovato di fronte. Non ci sarà alcun problema, però: abbiamo tutto il tempo per fare conoscenza anche degli altri, che ho comunque visto e seguito anche di recente».

Si comincerà da subito, dal discorso di stamattina alle 10 a reti unificate (dello spogliatoio), anche se mancheranno i due stranieri Rogic e Hunt, appunto. Ma cosa dirà il coach alla squadra? «Fosse per me - incalza - nulla, perché preferirei fare parla i fatti. Poche parole e tanti risultati, dunque. È una stagione che ha bisogno di questo».

Moglie e figlio

A livello di figli maschi, ha chiamato a sé Tommy, che gli darà una grossa mano come video analista, mentre si troverà di fronte Brian, colonna di quella Treviglio che potrebbe essere una delle rivali più accreditate. E qui torna di moda il tifo di moglie e mamma. Sacchetti rafforza il suo pensiero. «Un figlio è sempre un figlio - dice il coach -, ma sto convincendo la mia signora del fatto che davanti a una sconfitta rischia molto di più l’allenatore che non il giocatore. Quindi, chissà che stavolta non si inverta la tendenza».

E giù una risata. Il clima ideale per iniziare una nuova avventura.

© RIPRODUZIONE RISERVATA